Regia di Roland Joffé vedi scheda film
Opera di cui rimane un ricordo positivo solo di scenografia e costumi. Per il resto un lunga, noiosa sequela di imparruccati tutti tristi e imbalsamati. Colpa di una sceneggiatura che non sa variare registro, nemmeno per un attimo.
Meticolosa ricostruzione filologica e poco più, nel dramma in costume “Vatel”, opera del anglo-francese Roland Joffé. Ambientazioni e personaggi precisamente delineati fanno da sfondo a vicende dai tratti sincopati, persino noiosi in molti passaggi. Le vicende di François Vatel (Gérard Depardieu), maestro di cerimonie del Principe di Condè, nella Francia di fine ‘600, che organizzò un sontuoso banchetto di tre giorni per compiacere il Re Sole che dimorò presso il Principe, si intrecciano con quelle della dama di compagnia Anne de Montausier (Uma Thurman) di cui si innamora e del marchese di Lauzun (Tim Roth), anch’egli pretendente della donna.
Un film dall’andamento monocorde, troppo lento e a tratti verboso. E anche se la storia del maestro di cerimonia (inondato di sentimenti e stati d’animo oppressivi rispetto alla sua lineare vita da integerrimo servitore) funziona bene e riporta tutte le sfaccettature, l’operazione appare pomposa e magniloquente senza avere mai un tono di discontinuità che avrebbe giovato alla fruizione totale.
Un Morricone non in formissima conferma il tono minore dell’opera, passaggio a vuoto nella filmografia di Joffè, come di quella del Maestro italiano.
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