Regia di Carlos Saura vedi scheda film
Il vecchio Francisco Goya, sordo e malato, racconta alla giovanissima figlia episodi della sua vita, mentre si interroga sul senso della propria arte e ripensa al suo unico amore, la duchessa d’Alba. In una messinscena che risente forse dei film biografici di Jarman (“Caravaggio”, “Wittgenstein”), rivivono sullo schermo i quadri di Goya, dai ritratti di corte agli estremi capolavori della “Quinta del Sordo”. Il didascalismo del biopic è così bilanciato da un kitsch genuino e visionario (i disastri della guerra tridimensionali e a colori interpretati dai Fura dels Baus). Centrale il lavoro sulle luci di Vittorio Storaro (che chissà per quale esibizionismo non risulta autore della fotografia ma della “cinematografia”). Carlos Saura evita così l’accademismo dei suoi ultimi lavori e ritrova una ingenuità da cinema delle origini. Il buñueliano Francisco Rabal è un Goya impressionante.
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