Regia di Dan Rosen vedi scheda film
A quanto pare, una leggenda metropolitana dei college americani dice che quando si suicida un ragazzo, il suo compagno di stanza viene automaticamente promosso col massimo dei voti. Detto ciò, il passo è breve ad immaginare i soliti collegiali perfidi e cinici che decidono di far fuori l’amico per ottenere il massimo dei voti ed accedere ad Harvard: che è appunto la trama di “Omicidi di classe”. Dopo una partenza veloce, il regista perde ogni ritmo nel vano tentativo di mostrarsi più intelligente dei suoi orridi personaggi; e per fingersi un autore, ogni tanto offre noiosi monologhi su sfondo nero agli attori. I quali, dal canto loro, sono quanto di più sciapo e smorfioso si possa immaginare. (Matthew Lillard, siccome somiglia a Donald Sutherland da giovane, si capisce subito che è un traditore e che ci resterà secco.) E procedendo verso la fine, sotto il peso di colpi di scena sempre più sleali e sempre più casuali, allo spettatore non importa più di chi muore e di chi campa e ci si sente un po’ presi per i fondelli.
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