Regia di Salvatore Romano vedi scheda film
Una storia semplice, costruita intorno ad un concetto difficile da trattare e da applicare: il perdono.
Delicato e ingegnoso. Una storia studiata con cura, e che con attenta sensibilità si sviluppa, seguendo con prudenza il difficile cammino del protagonista. Paolo, appena uscito dal carcere, deve scontare il resto della pena presso una comunità religiosa, diretta da don Antonio. Un giovane ex deliquente, che non crede in Dio, si trova così a dover trasportare, per incarico del sacerdote, attraverso i monti del Pollino, un pesante crocifisso di legno. La sua missione si trasforma subito in un viaggio alla ricerca di una dignità perduta, nei luoghi della sua infanzia ed adolescenza, in cui aveva dato e ricevuto amore, aveva stabilito legami di amicizia, ma in cui aveva finito per commettere un crimine impossibile da dimenticare. Il passato si snoda, per lui, lungo le tappe di una sorta di via crucis: mentre, chiedendo perdono, si vede ripetutamente respinto dalle persone a lui più vicine, la sua identità familiare ed affettiva viene, ad ogni passo, privata di un pezzo importante. A ciò che, dieci anni prima, era volato via, viene spietatamente negato il ritorno. Intanto Paolo è vittima di inganni, di abbandoni, persino di un furto. Un mondo apparentemente ostile continua a togliergli quel poco che ancora possiede. Eppure Paolo va avanti, attraversando il nulla, gravato di un fardello, fisico e spirituale, di cui non comprende il senso. Quanta fatica può costare, chiudere un cerchio che, tanto tempo prima, si è aperto su un vuoto sconvolgente. Le strade da percorrere sono deserte, non c’è nessuno a cui chiedere aiuto e conforto. Questo film rende struggente una lotta crudelmente banale, quella di chi, nella solitudine, si impegna a coltivare il coraggio, andando non contro tutti, ma contro ognuno, accettando di subire ogni volta un colpo diverso. Un singolo, tragico errore è in grado di rifrangersi in tanti rifiuti, in tanti dolori che causano irreparabili divisioni. Uno è il colpevole, molte sono le vittime. Eppure esiste anche un bene che si replica con altrettanta insistenza, scandito dalle lettere di un inatteso carteggio, come dai grani del rosario. Tuttavia è difficile individuarlo, sotto la dura scorza di un presente che non è capace di guardarsi intorno con la necessaria umana indulgenza. Per superare questo limite, c’è un unico modo: iniziare ad esplorare l’ignoto, che è la temibile manifestazione terrena di un ben più sconcertante mistero. Si può suggerire la soluzione vincente anche con un piccolo road movie, in cui la desolazione è grande ma gli spazi di manovra sono angusti. E si può proclamare la verità anche leggermente sbagliando: veniale è, in fondo, l’ingenuità di chi, aspirando alla chiarezza della rivelazione, carica il finale con il botto, più bonario che spettacolare, di un fuoco d’artificio sparato da una spiaggia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta