Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Dopo lo struggente e personale Dolor y Gloria e il corto The Human Voice ispirato a un monologo di Jean Cocteau, Almodovar ritrova tutte le coordinate del suo cinema con Madres Paralelas.
Presentato durante l’ultima edizione del Festival del cinema di Venezia, l'opera ha come protagoniste due donne che si conoscono durante gli ultimi giorni della loro gravidanza, condividendo a stretto contatto l’esperienza del parto e della maternità. Una maternità che è per entrambe corrotta in quanto frutto di contingenze. Questo evento segnerà e intreccerà le loro vite personali anche dopo la nascita delle loro bambine.
L’ultima fatica del regista spagnolo si concentra su rapporti familiari e umani che appaiono sempre più instabili, complicati da un egoismo e un’incomunibilità che non lasciano spazio a possibili ripensamenti. Sia Janis che Ana vivono sulla loro pelle l’assenza di un affetto familiare stabile. Soprattutto quest’ultima, la quale, ancora minorenne, si ritrova ad affacciarsi al mondo completamente da sola, abbandonata sia dal padre che dalla madre. Le motivazioni sono diverse: l’indifferenza del padre e l’egoismo della madre. A tal proposito, è paradossale la scena in cui, di ritorno da Barcellona con l’alta velocità, la madre incontra la figlia e rimane in silenzio ad ascoltare senza dire nulla, delegando la sua risposta a un evanescente messaggio in cui afferma di essere dispiaciuta.
Anche Janis, di cui sappiamo meno, ha vissuto il dramma di un rapporto interrotto quando era ancora piccola. Questi accenni sul passato delle due donne ci permettono di capire perché entrambe vivano intensamente il loro essere madri, come se fosse una risposta necessaria a quello che hanno vissuto.
Ed ecco come la micro storia personale finisce col coincidere con la macro storia di un paese ancora vittima del suo passato. Almodovar lascia alcuni segnali di una sottotrama che esplode nel finale e ci fornisce un quadro che unisce il micro con il macro e viceversa. La storia di Janis e Ana non è più qualcosa di strettamente intimo e isolato, ma coincide con la storia di un intero paese che ancora fa fatica a tirare i conti col proprio passato, e che proprio a causa di questo passato ingombrante non riesce ad andare avanti come vorrebbe. Il dramma storico della guerra civile e del Franchismo (altro tema del cinema almodovariano) aleggia ancora, è presente pur essendo nascosto sotto centimetri di terra. Un dramma inconscio: per vivere meglio il futuro, bisogna vivere serenamente il passato.
Pedro Almodovar è il regista delle donne, sempre protagoniste nei suoi film. Anche nel già citato Dolor y Gloria, decisamente più personale, la figura della madre (interpretata proprio da Penelope Cruz) è centrale nella vicenda. Costantemente sull’orlo di una crisi di nervi, le eroine almodovariane si ritrovano spesso vittime di incidenti che condizionano le loro già complicate vite. Al cospetto della donna, l’uomo è una macchietta, ma come spesso capita influenza il caso con i suoi comportamenti. Tutte caratteristiche che si ritrovano anche nel suo ultimo lavoro, Madres paralelas. Un’opera drammatica, che seppur con qualche imperfezione (la liaison amorosa tra le due donne, un tentativo poco riuscito di accennare al tema dello stupro) ci racconta con efficacia la complessità delle dinamiche familiari e di un paese, la Spagna, ancora scosso per quanto accaduto.
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