Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Almodovar al massimo livello film che ci emoziona, come Julieta
La fotografa di moda affermata Janis quarantenne in carriera e Ana una ragazza giovanissima molto timida ed inesperta diventano madri del loro primo figlio nello stesso giorno. La simultanea nascita delle loro bambine le lega e si crea, come talvolta succede nelle esperienze ospedaliere un inizio di conoscenza che si evolve in amicizia. Le attrici che interpretano in modo magnifico i due personaggi sono Penelope Cruz, già premio Oscar per Vicky Cristina e Barcellona nel ruolo di Janis e la semidebuttante Milena Smit, ultima bravissima musa di Pedro Almodovar. Il regista ama e fa amare al pubblico i suoi personaggi, questa è una sua peculiarità, come ama e rispetta l’umanità, che riesce a rappresentare nei suoi film forti e melodrammatici, ma raffinati e cesellati con garbo ed illustrati con colori vivaci, sarebbe facile scadere nel fotoromanzo,ma lui genialmente riesce sempre a calibrare le sue storie, accoglie tutte le sfumature ed i particolari, senza moralismi, ma con un’umana pietà e soprattutto non giudica nessuno. Madres paralelas secondo me con Julieta e’ il suo miglior film degli ultimi anni. Dopo la parentesi autobiografica di Dolor y Gloria. Il regista conosce benissimo gli ambienti borghesi che rappresenta nei suoi film, ne illustra divinamente i drammi, fa capire il privato ed il pubblico degli interpreti delle sue storie. Ottima anche nel ruolo della madre anaffettiva di Ana, Aitana Sanchez-Gijon, che ammirammo giovanissima nel 1995 ne “Il profumo del mosto selvatico, anche quello un intenso melo. Penelope Cruz per questo film ha vinto con merito il premio come migliore attrice all’ultimo festival di Venezia. La narrazione del film è un meccanismo ad incastro perfetto tra passato e presente storico, film teso e lineare, che appassiona e ci fa trepidare per le vicende dei personaggi. L’attenzione che il regista mostra verso la maternità ed il mistero della nascita affascina, perché descrive le imperfezioni di una madre nella gestione del primo figlio, esperienza unica che si acquisisce giorno per giorno con pazienza, amore ed infinita attenzione per la creatura venuta al mondo. Un film che parla di memoria e amore, legami di sangue e che allarga il suo sguardo su una delle pagine più vergognose della storia della Spagna , quella dei desaparecidos, sepolti in modo crudele nelle fosse comuni che ancora oggi aspettano di riavere la loro dignità negata ed il diritto ad una tomba con il nome sopra. Geniale come il regista unisce le vicende delle due protagoniste femminili che finiscono per intrecciare le loro vite, che si uniscono in modo naturale ed armonico. Il melo ad un certo punto si traveste da thriller e la tensione sale, ma è tutto molto calibrato, talmente realistico da sembrare reale, la vita vera rappresentata al cinema, finzione che sembra realtà. Il grande insegnamento che ci da questo film è che per poter immaginare di avere un futuro migliore, bisogna fare pace con il passato, perché il futuro è già adesso. Stupendo il finale che non svelo, per non togliere il piacere della visione. Pedro Almodovar è molto abile a filmare il reale con il suo tocco d’autore ricrea la realtà dell’esistenza filmandola, non rifacendola a posteriori.
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