Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Partirei dall'immagine. Che è vita e madre, o padre, per non scontentare nessuno, di tutte le possibili conseguenze. E in particolare l'incipit va da Lorenzo Mattotti. Per chi non desse un volto a tale nome, egli è il carismatico partoritore, nonchè artista - e fumettista delle immagini guida del manifesto della Mostra del Cinema di Venezia da 4 a
Partirei dall'immagine. Che è vita e madre, o padre, per non scontentare nessuno, di tutte le possibili conseguenze.
E in particolare l'incipit va da Lorenzo Mattotti. Per chi non desse un volto a tale nome, egli è il carismatico partoritore, nonchè artista - e fumettista delle immagini guida del manifesto della Mostra del Cinema di Venezia da 4 anni, oltre che 40 copertine del New Yorker, così per citarne uno a caso.
Sin dal titolo, Sguardi a confronto, appare esso quindi ben adatto ai film visti finora. L’immagine di quest’anno raffigura infatti due personaggi che si filmano reciprocamente in una sorta di danza, di duello giocoso, rapporto mediato dalla cinepresa. Davanti a un set, coi suoi riflettori, in un movimento di energie comuni, un rituale di sguardi, in un periodo in cui lo sguardo acquista forza come una nuova relazione tra le persone che non hanno sesso preciso ma sono fluide. I due con visioni diverse si incontrano, si confrontano, si guardano e si studiano, ma non si oppongono: grazie a quello che dev'essere il cinema: ruolo centrale, creativo, propositivo.
Il dialogo è quello che copre uomo e donna, diversità e ricchezza, scambio e mancanza di giudizio nell’interazione che accomuna i primi film visti in questi giorni. Ecco tutte queste tematiche sono presenti nelle pellicole di Venezia quest’anno, toccato dalla mano di Dio, per citare Maradona e titolo dell’attesissimo Sorrentino. Ma andiamo per ordine. E partiamo con l'Almodovar de noialtri: Madres paralelas.
Il film inizia con Cruz che cerca un modo per aprire la tomba dove giace il suo bisnonno, assassinato durante la guerra civile spagnola e termina, tre anni dopo, con l'apertura della tomba stessa.
Vita e morte, chi la da e chi la toglie quindi, madri e figli, parla altrove di antenati e discendenti. Di verità su un passato storico o più intimo, privato dei personaggi. Parla di identità confusa, mancanza o prona e della passione materna attraverso tre donne molto diverse tra loro: Janis, Ana e sua madre.
Il film inizia con Cruz che cerca un modo per aprire la tomba dove giace il suo bisnonno, assassinato durante la guerra civile spagnola e termina, tre anni dopo, con l'apertura della tomba stessa.
Vita e morte, chi la da e chi la toglie quindi, madri e figli, parla altrove di antenati e discendenti. Di verità su un passato storico o più intimo, privato dei personaggi. Parla di identità confusa, mancanza o prona e della passione materna attraverso tre donne molto diverse tra loro: Janis, Ana e sua madre.Meravigliosa come sempre, qui pur ben diretta, Penelope Crux, è nel ruolo. Così come la bella partner la giovane Milena Smith. In realtà tutti gli attori riescono, affondano, resuscitano, annaspano, fanno e cercano di rendere al meglio ciò che le tematiche, tacciate di sensazionalismo di Madres Paralelas, pro-active come lo yogurth, vogliono dire in un grande calderone, forse sull'onda del consenso e della contemporaneità, in un silenzio assenso generale dove non manca nulla: madri, donne, amore lesbo, mancata identità o identità confusa, solidarieta femminile, solo nei film, appunto un sogno ?
Ma come dice Sorrentino poi, la realtà è noiosa, però. E quindi, portandola nei film, diviene quasi una doppia banalità. Molto meglio scappare, sognare, caro Almodovar.
Due donne condividono la stanza di ospedale nella quale stanno per partorire. Sono entrambe single e al termine di una gravidanza inattesa. Janis, di mezza età, non ha rimpianti e nelle ore che precedono il parto esulta di gioia. Ana invece è un’adolescente spaventata, contrita e traumatizzata. Janis tenta di rincuorarla mentre passeggiano tra le corsie dell’ospedale come delle sonnambule. Le poche parole che scambiano in queste ore creeranno un vincolo molto forte tra le due e il fato, nel fare il suo corso, complicherà in maniera clamorosa le vite di entrambe.
Al centro del film, c’è il suo rapporto con Ana, complicato in maniera inaspettata. Madres paralelas parla degli antenati e dei discendenti, della verità sul passato storico e della verità più intima dei personaggi. Parla dell’identità e della passione materna attraverso tre madri molto diverse tra loro. Insieme a Janis e Ana, c’è Teresa, la madre di Ana, egoista e priva di istinto materno. Come narratore, in questo momento sono queste madri imperfette, molto diverse da quelle che sono apparse finora nella mia filmografia, quelle che più mi ispirano. Questo è il personaggio più difficile che Penélope Cruz abbia mai interpretato, e probabilmente il più doloroso. Il risultato è splendido. Al suo fianco, la giovane Milena Smit è la grande rivelazione del film. La purezza e l’innocenza della sua Ana accentuano le parti più oscure di Janis. Entrambe sono molto ben accompagnate da Aitana Sánchez Gijón e Israel Elejalde. Alla fine faranno tutti parte di una famiglia pittoresca e inattesa, ma comunque vera e autentica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta