Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Due donne si ritrovano nella stessa stanza d'ospedale, in procinto di partorire. Una di loro (Cruz, inspiegabilmente premiata a Venezia con la Coppa Volpi per la migliore attrice) è una donna sulla quarantina, felicissima del traguardo raggiunto nonostante l'assenza di un partner. L'altra (la androgina Smit) è un'adolescente di buona famiglia che si trova in grembo una bambina a seguito di una bravata pagata a caro prezzo. Tra le due scatta un'intimità che andrà ben oltre la condizione condivisa e che dovrà fare i conti con i capricci del caso.
Lo spunto narrativo del film di Almodóvar riecheggia quello di Toto le Heros e Father & Son: lo scambio della culla. Ma in Madres paralelas il racconto si innesta su un contesto sociale più ampio, nel quale ai corpi delle puerpere corrispondono quelli mutilati dei desaparecidos degli anni del franchismo, in un intreccio che a volte si fa pretestuoso, ma che è sorretto da una tensione costante. Sullo sfondo, tutti gli elementi tipici del cineasta iberico: i cromatismi esagerati, le venature fortemente pop, i personaggi monodimensionali, l'omosessualità, la fluidità di genere. Nonostante questo, Madres paralelas è il film più dignitoso di Almodóvar dai tempi di Tutto su mia madre.
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