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Hall

Regia di Francesco Giannini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hall

di undying
4 stelle

Esordio in regia, stavolta da parte dell'italiano (in Canada) Francesco Giannini, personaggio con un trascorso importante in ruolo di produttore e attore. Peccato che questo Hall non abbia un inizio, una fine e tantomeno spiegazione, essendo l'ennesimo horror che tenta di cavalcare l'orrore reale della pandemia, in un momento decisamente inadatto.

 

locandina

Hall (2020): locandina

 

Una malattia debilitante si diffonde all'interno di un hotel. Alcuni ospiti, rimasti intrappolati all'interno della struttura, lottano per la sopravvivenza. In particolare Val (Carolina Bartczak), assieme al marito Branden (Mark Gibson) e alla piccola figlia Kelly (Bailey Thain) e una giapponese incinta di nome Naomi (Yumiko Shaku).

 

Carolina Bartczak

Hall (2020): Carolina Bartczak

 

Nel recensire un film parzialmente deludente non si sa mai da che parte comiciare. Perché a livello tecnico le premesse ci sono tutte: Francesco Giannini ad esempio esordisce in regia, ma dopo una lunga gavetta come produttore e attore anche su set importanti. Dando una veloce occhiata al suo curriculum, si nota subito che non è il solito improvvisato dietro una macchina da presa. Infatti Hall risalta per la bella cinematografia e per interpretazioni decisamente sopra alla media nel genere, sia da parte dei protagonisti (Carolina Bartczak è davvero brava) che da parte delle comparse, tra le quali anche Julian Richings, attore di lungo corso che abbiamo apprezzato recentemente in Anything for Jackson (Justin G. Dyck, 2020) e presente - nella sua lunga filmografia - tanto per citare un titolo anche in The witch (Robert Eggers, 2015). Hall ha dunque un potenziale, rimasto inespresso, che sta tutto nella composizione del cast tecnico e artistico. A non funzionare è la sceneggiatura, davvero mal scritta. Non ha un inizio, non spiega nulla di quel che sta accadendo e sbaglia del tutto i tempi narrativi, fallendo nella messa in scena della tensione.

 

Julian Richings

Hall (2020): Julian Richings

 

L'incipit è un pò alla The end? L'inferno fuori (Daniele Misischia, 2017), con un gruppo di persone infette e paralizzate in un corridoio ai piani superiori di un hotel. Il problema è che per tutta la durata del film queste stesse persone se ne stanno lì, immobili, boccheggiando o al più strisciando per terra senza che mai avvenga qualcosa di interessante. Sono zombi? No, nonostante il look, dato che sempre all'inizio si fa riferimento al disastro compiuto dal virus influenzale H1N1 e che, in un contesto dunque distopico, allo stesso si attribusice una mezza catastrofe avvenuta dieci anni prima. In che anno è ambientato Hall, dunque? Non importa saperlo, dato che poi Giannini si concentra sul contrastato rapporto della coppia protagonista (Val e Branden) e parallelamente su quello della ragazza nipponica, incinta e in fuga dal compagno. Questi due sottotesti drammatici predominano sul tema horror, occupando la maggior parte del tempo. Quel che rimane sono i poveri contagiati che tutto fanno meno che paura, tra i quali uno che per quasi 20 minuti non fa altro che sospirare strisciando al suolo. Julian Richings compare in un ruolo non meglio definito - attentatore? Elemento dei servizi segreti deviati del governo? Al servizio delle lobbies farmaceutiche? - ma di sicura responsabilità circa l'improvvisa infezione: a lui si deve la proliferazione di questa forma influenzale virulenta - che colpisce però in maniera differente e non tutti - destinata ad essere estesa, dopo il test dell'hotel, anche negli ospedali e in aeroporti. Il soggetto inoltre si accoda ai moltissimi horror recenti che intendono, con cattivo gusto, sfruttare l'angoscia mondiale della terribile pandemia che stiamo vivendo. Per correttezza però va aggiunto che Giannini sostiene [1] trattarsi solo di una coincidenza, essendo stato scritto prima del Covid. Hall è dunque un film ben costruito - motivo della vittoria conseguita come miglior regia al "Blood in the Snow Canadian Film Festival" - ma del tutto senza sostanza. Non genera mai tensione, il thriller latita e non ci si riesce ad affezionare ai vari personaggi. Finale in linea con l'inizio, ossia senza risoluzione; o meglio con inattesa e inutile spiegazione, sui titoli di coda, che rende ancor più incomprensibile il mistero.

 

[1] Ved. dichiarazione rilasciata su Rue Morgue (del 05/09/2020)

 

Carolina Bartczak

Hall (2020): Carolina Bartczak

 

"In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste, vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del venefizio e del malefizio." (Alessandro Manzoni, da "I promessi sposi")

 

Trailer 

 

F.P. 11/04/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 79'25") / Data del rilascio in Giappone (02/07/2021)

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