Regia di Josh Ruben vedi scheda film
Lupo ululì, gasdotto ululà.
"WereWolves WithIn", l’opera seconda da regista - dopo il consimile (blackout & isolamento) “Scare Me”, dell’anno prima - dell’attore Josh Ruben, scritta dall’esordiente in questo campo (semi-nomen omen) Mishna Wolff - podcaster/scrittrice, stand-up comedian ed ex-moglie un filo vendicativa, di giustezza (“Scorching the Earth”), di Marc Maron - basandosi sull’omonimo videogioco di un lustro antecedente della Red Storm / UbiSoft, è un "classico" whodunnit che traballa un poco, e sempre più, mano a mano che la fine si avvicina, accumulando via via incongruenze/inverosimiglianze comportamentali - per un film che comunque, per la prima metà, si è caratterizzato mantenendo attiva la sospensione dell’incredulità da quel PdV - espresse soprattutto da character twist un tanto al chilo.
Però la prima parte ingrana parecchio, e l’inerzia prodotta consente alla macchina di raggiungere la fine, e tutto sommato si ridacchia con gusto stralunato grazie a Sam Richardson (“Good Boys”, “Promising Young Woman”, “the Tomorrow War”), che co-produce, e ci s’innamoricchia un pelo con Milana Vayntrub (“Other Space”, “This Is US”), alla cui caratterizzazione del personaggio da parte degli autori si può, volendo, anche perdonare una piccola inaccuratezza/incongruenza comportamentale durante il "ritrovamento" del collarino.
Chudono il folto e incattivito [in entrambe le accezioni: arrabbiato (anche, ma non solo, p)e(rché) recluso] cast: l’ottimamente disturbante/respingente Michaela Watkins e gli eccellenti caratteristi Michael Chernus (“Orange is the New Black”), Wayne Duvall (“Prisoners”, “the Hunt”), Glenn Fleshler (“BoardWalk Empire”, “True Detective”, “the Night Of”), Catherine Curtin (“OItNB”, “Stranger Things”), etc…
Fotografia: Matthew Wise. Montaggio: Brett W Bachman. Musiche: Anna Drubich. Produce la stessa UbiSoft e distribuisce IFC.
S’una mensola d’una libreria spicca la costa di copertina di “One Life”, l’autobiografia del paleoantropologo e politico ambientalista anglo-keniota Richard E. Leakey (1944), che da giovane lavorò coi genitori e i fratelli agli scavi nel sito archeologico delle Gole di Olduvai, e la cui seguente citazione calza a pennello col dualismo democratico-repubblicano contro-pro la posa del gasdotto: “Per tre milioni di anni siamo stati cacciatori-raccoglitori, ed è stato attraverso le pressioni evolutive di quel modo di vivere che alla fine è emerso un cervello così adattabile e così creativo. Oggi ci troviamo con quel cervello da cacciatori-raccoglitori nella testa a guardare un mondo moderno reso confortevole per alcuni grazie ai frutti dell'inventiva umana e reso infelice per altri dallo scandalo della deprivazione in mezzo all'abbondanza.”
Lupo ululì, gasdotto ululà.
* * * (¼) - 6.25
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