Regia di João Botelho vedi scheda film
L'inquietudine – il male di vivere, l'intollerabile prosecuzione dell'esistenza – di un uomo si riflette nei suoi pensieri e nei suoi scritti, distrattamente dimenticati in un bar.
Se già non è semplice la lettura del Libro dell'inquietudine, il romanzo-diario-confessione di Fernando Pessoa pubblicato postumo e firmato dal suo pseudonimo Bernardo Soares, questo Film delll'inquietudine (traduzione letterale di Filme do desassossego) è persino più pesante ancora, più macchinoso e fitto di immagini sfuggenti, funereo nei toni e di una cupezza in buona sostanza eccessiva. Presumibilmente il lavoro di Joao Botelho finisce paradossalmente per non riuscire a omaggiare a sufficienza lo scrittore portoghese e di conseguenza una delle sue opere più note, peraltro nel 75esimo anniversario della scomparsa di Pessoa (1935), proprio per colpa dell'eccessiva aderenza alla pagina da parte della sceneggiatura dello stesso regista: troppo verbosa la pellicola, troppo fugace e priva di ritmo la narrazione, anche perché il Libro dell'inquietudine è in pratica una raccolta di scritti sparsi, di impressioni, di riflessioni che Pessoa non ha mai finito di mettere in ordine. Buone le intenzioni, così così il risultato (e la durata di due ore tonde senz'altro non aiuta); interpreti: Claudio Da Silva, Pedro Lamares, Manuel Joao Vieira, Claudia Clemente, Ricardo Aibeo, Antonio Pedro Cerdeira. 4,5/10.
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