Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
È uno dei Rohmer che mi convincono meno, e a suo tempo mi fece anche temere un suo irreversibile calo di ispirazione (timore poi felicemente rivelatosi infondato): in particolare mi sembrò velleitario che, dopo aver appena completato le Commedie e proverbi, a settant’anni si mettesse a pianificare un nuovo ciclo di film. I motivi di perplessità sono vari, a partire dal titolo: dei Racconti delle quattro stagioni, è l’episodio che appare meno esplicitamente legato alla relativa ambientazione; probabilmente la ricerca della collana scomparsa non è un McGuffin sufficiente a reggere l’intera storia (ma è pur vero che altrove il regista si serve di pretesti narrativi anche più esili), e il finale arriva così bruscamente da dar l’impressione di aver lasciato qualcosa in sospeso. Sull’altro piatto della bilancia c’è qualche spunto fiabesco (i tre desideri da esaudire) e un vago senso di disorientamento che accomuna Jeanne a tanti altri protagonisti rohmeriani (in particolare Louise di Le notti della luna piena e Léa di L’amico della mia amica, anche loro alle prese con problemi abitativi); si parla parecchio di filosofia, ma per chi ha amato La mia notte con Maud non è certo un problema. Tuttavia, per una volta, devo condividere uno dei più tipici rimproveri che vengono mossi a Rohmer: questo film sembra girare un po’ a vuoto.
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Quello che resta di più alla fine e che dà sostanza al film è secondo me il personaggio di Jeanne con la sua scelta, o non-scelta finale. Ha fatto bene? Ha fatto male? Ha voluto così o, per grettezza e meschinità, si è fatta sfuggire un uomo che in realtà desiderava? Il fatto che sia il padre dell'amica è il suo vero ostacolo o un paravento per nascondere un rifiuto di altro tipo?
Questi sono interrogativi che secondo me restano.
Un'altra cosa: che cos'è un McGuffin?
Sì, è il tipico finale sospeso rohmeriano, e aggiungo che per me Jeanne è sicuramente il personaggio più solido del film. McGuffin (ma più correttamene MacGuffin, vedo) è un termine inventato da Hitchcock per indicare un espediente che serve a mantenere viva l'attenzione dello spettatore ma non ha rilevanza all'interno della vicenda (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/MacGuffin). Mi piace riportare una dichiarazione di Hitchcock, perché ha a che fare con i furti: "Kipling scriveva spesso dei racconti sulle Indie e sugli Inglesi che lottavano contro gli indigeni lungo la frontiera dell'Afghanistan. In tutte le storie di spionaggio scritte in quest'atmosfera, c'era sempre il furto della pianta della fortezza. Questo era il MacGuffin. MacGuffin è dunque il nome che si dà a questo tipo d'azione: rubare... delle carte, rubare... dei documenti, rubare... un segreto. La cosa non è importante in sé stessa e i logici hanno torto a cercare la verità nel MacGuffin. Nel mio lavoro ho sempre pensato che le 'carte', i 'documenti', i 'segreti' della costruzione della fortezza debbano essere estremamente importanti per i personaggi del film, ma di nessun interesse per me, il narratore".
Grazie per la spiegazione, jonas.
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