Regia di Mariano Cohn, Gastón Duprat vedi scheda film
Gli abissi della comicità più imbarazzante vengono scandagliati con perizia dalla disastrosa collezione di gag di Competencia official di Duprat e Cohn, già autori del Ciudadano Illustre. Nel modo più elementare possibile, i due registi argentini fanno satira spicciola sull’idea contemporanea di arte: Penelope Cruz è una regista dai metodi grotteschi, che vuole tirare dai suoi attori tutta l’energia possibile mettendoli duramente alla prova nella sua abitazione-museo in cui tutto sembra allestito per la prossima stramba performance; Oscar Martinez è l’attore intellettuale che odia il pubblico; Antonio Banderas è l’attore frivolo che amerebbe frequentare il Dolby Theatre di Hollywood. Di ammiccamenti e furberie ce ne sono a bizzeffe, dall’incenerimento di una Coppa Volpi alle spernacchiate ai social network, e lì è superfluo infierire; il problema è che accattivarsi il sense of humour dello spettatore con la singola gag basata sull’imbarazzo e la stramberia di uno dei personaggiucoli, cercando sempre la smorfia stranita dell’altro personaggio, è il grado zero della costruzione comica al cinema, che richiede energia zero e creatività zero. Lo stesso dicasi per le mitragliate a casaccio sugli ovvi obbiettivi della più blanda satira dello show-biz, per di più se viene da un film che altro non è che una sequela di segmenti attaccati con lo sputo. È quel tipo di ipocrita satira ‘dal culo parato’ che può fare venire i peggiori pensieri.
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