Regia di Robert Bresson vedi scheda film
A volte il rigore di Bresson pare sconfinare nell'autolesionismo; nessuno si aspetterebbe clamorosi colpi di scena da una trasposione delle Notti di Pietroburgo, ma Lancelot è sinonimo di epiche battaglie, di avventure sul filo del romanticismo e della magia. E invece cosa si trova lo spettatore incauto? uomini rivestiti di latta che entrano ed escono da tende da campo e poveri manieri in un assurdo fragore di ferraglia, un torneo di cui vediamo solo le componenti meccaniche e ripetitive, una guerra fatta di cavalcate avanti e indietro con tutti gli scontri fuori campo, degli incontri galanti durante i quali i personaggi oppressi dai sensi di colpa si scambiano laconiche battute col volto ingessato. Gli spettatori avvertiti sapranno comunque ammirare tanto coraggio e tanto rigore; il film è contemporanemente un manifesto estetico, un gesto di rivolta contro le convenzioni cinematografiche, uno scavo al di la dei generi alla ricerca di un puro nucleo poetico, ma è anche un amarissimo e derisorio ritratto di un'umanità che si affida a vuoti rituali perché ha smarrito il senso ultimo delle sue azioni, perché ha smesso di cercare Dio.
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