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Lancillotto e Ginevra

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Lancillotto e Ginevra

di mm40
4 stelle

Co-produzione italiana (Alfredo Bini) per questo che è il terzultimo film della carriera di Bresson, ormai 73enne, ma ancora fermamente deciso a indagare fra le debolezze e le bassezze dell'animo umano, alla ricerca delle ragioni che possono muovere l'uomo all'impresa, all'errore, al peccato. L'impresa di Lancillotto (il ritrovamente del santo Graal) fallisce, ma in tale fallimento quanta parte di errore (incoscienza, involontarietà) e quanta di peccato (al contrario: piena coscienza) ci sono? Nonostante il budget notevolmente alto non si ritrovano grandi nomi nel cast; anzi, del protagonista Luc Simon si sa soltanto che esordisce in questa pellicola, ma sulla sua futura carriera non ci sono notizie. Meglio quotati invece i collaboratori tecnici: la fotografia è affidata a Pasqualino De Santis, le musiche a Philippe Sarde e il montaggio a Germaine Lamy (qualche parentela con il precedente montatore di Bresson, Raymond Lamy?). L'impressione è che il regista (e sceneggiatore, come di consueto) non sia più di tanto ispirato dalle vicende, dall'epoca storica o forse proprio dalle atmosfere del film in costume: pure traslandolo alla modernità, il personaggio di Lancillotto pare non avere granchè da dire, non ha la profondità del consueto protagonista bressoniano; da questo punto di vista può ritenersi certamente più riuscita come opera il Perceval le gallois che Rohmer girerà qualche anno più tardi (1978). Curiosità: Neri Parenti omaggerà la scena del torneo fra cavalieri proponendone una variante parodica nel suo Superfantozzi (1986). 5/10.

Sulla trama

Di ritorno da una lunga e infruttuosa ricerca del santo Graal, Lancillotto decide di porre fine alla sua segreta relazione con Ginevra, moglie di Artù. Intanto qualcuno rivela a quest'ultimo l'adulterio della donna.

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