"Colui che comparirà annunciato dal rumore dei suoi passi, morirà entro l'anno."
Due anni sono passati da quando Lancillotto, il più carismatico tra i cavalieri della Tavola Rotonda alla corte di Re Artù, si è lanciato tra Francia e Inghilterra alla ricerca del Sacro Graal, la coppa argentea in cui la leggenda racconta che fosse stato raccolto il sangue del messia da Giuseppe D'Arimatea.
Una reliquia che, più che per il significato religioso, alletta i ricercatori in quanto circondata da una fama che attribuisce a chi la possiede doti magiche e di immortalità pressoché esclusive.
Ma i cavalieri non sono riusciti a portare a termine la missione, e le perdite di soldati sono state ingenti.
Lancillotto, in cuor suo, ritiene che la ragione dell'insuccesso sia di carattere divino-morale, e per questo fa voto di rinunciare alla sua storia d'amore clandestina con la consorte di Re Artù, ovvero la bella Ginevra, che peraltro ha sempre assecondato la passione che coinvolgeva il valoroso cavaliere.
Devastata dalla notizia del voto di Lancillotto, Ginevra cerca di far desistere Lancillotto dal suo sacro voto, mentre nel campo, l'inazione dei cavalieri, induce gli stessi a sfidarsi e al proliferare di invidie e dissapori, che sfociano in una sfida mortale contro lo stesso Lancillotto, che, ferito e reputato morto, si rifugia nella foresta, ove è curato da una vecchia contadina.
Lancillotto riapparirà per salvare Ginevra, nel frattempo segregata a corte da Re Artù, ma saprà tornare dalla parte del suo sovrano quando costui verrà posto in attacco dal perfido Mordred, lottando senza sosta fino al massacro finale che lo vedrà perire come ultimo baluardo del suo valoroso esercito di cavalieri.
Dalla famosa opera del celebre scrittore e poeta medievale Chretien de Troyes, Robert Bresson si proponeva di trasporre sullo schermo un ciclo di storie tratte da opere fantastiche famose, in cui epurare l'elemento fantastico, per attenersi ad un racconto il più possibile legato e condizionato dai sentimenti umani in un contesto storico realistico e il più possibile avulso dall'elemento fantastico.
Bresson ci stupisce con scene pulp degne di un film di genere, il cui il sangue scorre rumorosamente a seguito di duelli con spade che trafiggono ventri e decapitano teste, incuranti delle armature che difendono i fragili corpi umani.
L'azione, che mai si era vista così concentrata in un film del celebre autore, si consuma attraverso un montaggio frenetico che si fissa su singole riprese ravvicinate di sauri in fuga, di rumorose schermaglie metalliche di duelli, di morti violente e corpi dilaniati, e da un sonoro che privilegia le bizze dei cavalli impazziti dalla battaglia, e i rumori metallici dei cavalieri protetti da capo a piedi, eppure così vulnerabili ed esposti alla carneficina.
Il sentimento dell'amore per Bresson si traduce in desiderio da una parte incontrollabile, che tuttavia si tenta di gestire con un sentimento raziocinante, come una sorta di tentazione maligna o tendenziosa che svia da valori più universali come la lealtà al proprio sovrano e alla causa superiore.
Attori quasi tutti poco noti e non professionisti, che servono a Bresson per rendere più eclatante la propria inesperienza dinanzi alla macchina da presa e che si traduce in personaggi scientemente statici e apparentemente freddi e schematici, come buratitni guidati ognuno dalla propria sorte e dal destino beffardo che li anima e condiziona.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta