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Ghost Dog. Il codice del samurai

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ghost Dog. Il codice del samurai

di hallorann
10 stelle

“Il codice del samurai va cercato nella morte, quotidianamente nella sua ineluttabilità, quando nulla turba il nostro corpo e la nostra mente dobbiamo immaginarci squarciati da fulmini, saette, frecce e spade, travolti da onde impetuose, avvolti dalle fiamme in un immenso rogo…scossi da un terremoto che non lascia scampo, precipitati in un dirupo senza fine, agonizzanti per una malattia o pronti al suicidio per la morte del nostro signore e ogni giorno dobbiamo considerarci, morti. E’ questa l’essenza del codice del samurai”.

GHOST DOG vive nella solitudine la sua condizione di samurai moderno, nero e introverso, da ragazzino venne salvato da una morte sicura da Louie, uno degli uomini di fiducia del boss italoamericano Vargo. Da allora Ghost Dog è il suo servitore, “un samurai deve essere sempre fedele al suo signore”. A sua volta per Louie Ghost Dog è un killer serio e affidabile, un professionista da contattare e pagare in modalità non convenzionali. Gli omicidi di Ghost sono fatti ad arte, puliti e senza lasciare tracce, come un fantasma. L’uccisione di Frank il bello ha un testimone oculare non previsto, è Louise Vargo la figlia del boss che Ghost risparmia e dalla quale riceve un libro RASHOMON che farà da trait d’union con la conclusione della vicenda. I vecchi boss bizzosi e ottusi ora chiedono a Louie la testa del suo pupillo. Il signore e il samurai comunicano tramite i piccioni viaggiatori che Ghost alleva sul terrazzo in cui vive. Una delle cariatidi che stanno attorno a Vargo insinua:” I piccioni sono estinti dal 1914!”. Boss in preda a marasma senile. La caccia al gigante nero comincia dai tetti, nel frattempo egli salva Louie da un agguato uccidendo l’aggressore Morini. “E’ bene che il samurai anche quando è sul punto di essere decapitato conservi l’abilità di un’ulteriore ultima azione senza incertezze…”. “E questa che cazzo è?”, esclama Sonny Valerio. “E’ poesia Sonny, poesia di guerra”, gli replica Vargo. Seguendo la sua filosofia Ghost comincia a decimare gli uomini del boss. Le sue poche uscite “pubbliche” sono in un parco dove visita l’amico gelataio francese Raymond e sempre qui conosce Pearline, una bambina curiosa e intelligente con la quale scambia libri e consigli di letture. “Intorno a noi stanno cambiando tante cose” si erano detti il signore e il samurai che morirà solo per volontà sua. GHOST DOG apre e accende le auto come “Le Samourai” Alain Delon di Melville con un congegno elettronico al posto di un passepartout di chiavi. Nel lettore inserisce un cd, ogni volta diverso come un rito. “Secondo gli antichi una decisione va presa nel giro di sette respiri, bisogna essere molto determinati…” e Ghost Dog lo è, a un mondo stupido e incattivito risponde con il codice del samurai. “Sai che gli orsi nelle antiche culture erano considerati uguali agli uomini?”, spiega Ghost ad un rozzo ranger e questi:”Che c’entra, la nostra non è un’antica cultura”. “A volte sì”. In scambi di battute come questa e altre c’è l’essenza e la sintesi del film, del suo protagonista e della poetica filmica di Jim Jarmush, “l’Ozu metropolitano”. Ai boss incartapecoriti, ridicoli e ridotti a figure da presepe che guardano cartoni animati e amano i Public Enemy si contrappone lo stile, la precisione e l’antica cultura di Ghost Dog. Solo Forest Whitaker con la sua andatura lenta e implacabile, la sua stazza importante, lo sguardo soave e la ieratica laconicità poteva incarnare un samurai del 2000 e del 1300. Vecchi e nuovi boss (Vargo e figlia) non vedono e non capiscono la realtà, devono accontentarsi di una riproduzione cartoonistica della stessa, quasi che il loro cervello personale e criminale fosse fermo all’età dell’infanzia. Louise prendendo il posto del padre eredita anche la passione per i cartoni quale segno di regressione (involuzione avvenuta già nel momento in cui getta per terra il libro appena letto). Ironia e crudeltà sofisticate, musiche (di RZA) compresse nel contesto, Jarmush docet. GHOST DOG muore sotto gli occhi dei suoi unici amici: Raymond con cui parlava la lingua universale dell’amicizia e della lealtà e Pearline una bambina che della vita ha capito tutto. Scena sublime da vedere/rivedere all’infinito. GHOST DOG è un capolavoro senza tempo.

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