Regia di Adam McKay vedi scheda film
Un asteroide grande quanto l'Everest sta per schiantarsi sulla Terra, il che provocherebbe l'estinzione di molte specie animali e del genere umano. A scoprirlo è una dottoranda in astronomia dell'università del Michigan (Lawrence), seguita dal suo professore (DiCaprio). I due cercano di allertare le massime autorità, fino alla presidentessa degli Stati Uniti (Streep), nonché la stampa. La politica prende la questione per una faccenda secondaria e temporeggia, i giornalisti ci scherzano sopra. Intanto mancano appena sei mesi all'apocalisse.
Don't Look Up aspira a essere una lettura in chiave fantascientifica e con registro grottesco del nesso tra scienza, politica e informazione, un modo per guardare altrove cercando di fare satira sull'attualità e, in particolare, sulla gestione trumpiana della pandemia. Ma i colpi che cercano di bersagliare la presidenza a stelle e strisce, i mass media e l'opinione pubblica complice e bovina sono pallettoni sparati a salve, didascalie declamatorie di un regista talmente autocompiaciuto che sembra preoccupato unicamente di mettere in risalto tutto ciò che ha imparato nella scuola di cinema, con i suoi giochetti che tradiscono un pedigree tutt'altro che invidiabile (Fratellastri a 40 anni, I poliziotti di riserva, Fotti la notizia), nel quale La grande scommessa - persino dopo Vice - continua a sembrare un incidente di percorso. Da tanto dispiegamento di trovate ed effetti speciali scaturisce un disaster movie ipertrofico, esageratamente lungo (2 ore e venti), con un cast stellare (DiCaprio, Lawrence, Blanchett, Streep, Rylance) che sembra usato in funzione puramente caricaturale, verbosissimo e sideralmente lontano dall'umorismo graffiante di autori come Van Warmerdam, Ostlund o Joon-Ho Bong.
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