Regia di Adam McKay vedi scheda film
Dopo aver sorpreso il pubblico cinematografico con la satira feroce de La grande scommessa (vincendo anche l’Oscar per la miglior sceneggiatura) e con Vice - L’uomo nell’ombra Adam McKay ritorna con una pellicola (originariamente prodotta dalla Paramount e successivamente acquistata da Netflix) disponibile al cinema dall’8 Dicembre (e sulla piattaforma streaming invece a partire dal 24 Dicembre) che sfrutta un'apparentemente imponderabile apocalisse per mettere alla berlina le idiosincrasie del presente e il collasso della società.
Ispirandosi direttamente a Il Dottor Stranamore e a Quinto Potere, con Don’t Look Up McKay costruisce con ironia dissacrante e toni grotteschi la sua commedia degli “orrori” realizzando il “suo” film sulla società dei Media americani, così presi dalle proprie regole di finzione (o di opportunismo) da non rendersi nemmeno conte delle più gravi minacce che (per davvero) minacciano il mondo.
E se promettenti si dimostrano alcune intuizioni nel ritrarre, tra uno sberleffo e una presa in gito, una società americana totalmente inebetita dai social network e impreparata ad affrontare i (veri) problemi del mondo, rifugiandosi invece nella ricerca di una (propria) illusoria soddisfazione personale o di un asettico e pleonastico perbenismo infantile rendendola di fatto facile preda invece di ciarlatani, imbonitori e/o guru dell’hight tech dalle eccessive ambizioni messianiche, McKay passa rapidamente a una messa in scena scontata, con continui commenti di lato, didascalie eccessive e con un montaggio frenetico e ironico che vorrebbe replicare l’ipertestualità audiovisiva del mondo dei social oltre che a una satira politica sempre più farsesca ma anche, proprio per questo, indolore, e perdendo progressivamente lucidità narrativa.
Don’t Look Up rivela quindi una certa intenzione tradita o depotenziata da ispirazioni che, progressivamente, perdono di incisività fino a una sterile demolizioni di luoghi comuni, facendosi prendere la mano da troppe iperbole e/o da caricature al limite del parossismo. O del populismo.
O almeno questo ho avvertito da un mio punto di vista molto europeo e quindi per lo più avulso alla massmediologia del modello americano.
In fondo il film di McKay é soprattutto (soltanto?) uno spaccato della società americana (da non confondere però con quella mondiale) filtrata attraverso l’oscena “bolla” transmediale, esageratemente barocca e sopra le righe, dei media e dei social americani, naturalmente inclini a ridicolizzare ogni cosa o a scovare complotti inesistenti e dando voce alle teorie più assurde e ai personaggi più inverosimili.
Perché la Politica (americana) ha ormai perso le redini del (vero) Potere che viene ormai esercitato solo attraverso la gestione dei mezzi di comunicazione e che quindi abdica alle regole dei media (e a chi ne ha il controllo) fino alle sue più estreme conseguenze: una notizia, per quanto importante o spaventosa, é reale solo se supportata dai mass media e senza una reazione social quella notizia non esiste veramente.
Ma é anche, paradossalmente, un’eccezionale metafora su Covid-19 (voluta o meno che sia) e di come viene vissuta dalla società contemporanea, tra negazione a oltranza della verità (o presunta tale?) e il confronto populistico tra Pro e No Vax.
L’umanità che si preoccupa a litigare invece di salvarsi la vita.
Per quanto sostanzialmente (!?) riuscito e per quanto (anche) certamente (!?) necessario, Don’t Look Up rimane comunque un film ridondante, eccessivo, meno ispirato rispetto a La Grande scommessa e con una narrazione meno creativa mentre la reiterazione di certe situazioni, oltre all’impiego (a Ufo) di certi personaggi, e qualche faciloneria infilata di tanto in tanto finiscono di impattare nel ritmo con il risultato di appesantirlo troppo e di andare troppo per le lunghe.
Nel cast oltremodo stellare, oltre alla coppia (molto buona) di protagonisti Leonardo Di Caprio & Jennifer Lawrence, troviamo anche Meryl Streep, Jonah Hill, Cate Blanchett, Mark Rylance (il migliore del pacchetto, un’inquietante incrocio tra Steve Job, Elon Musk e Mark Zuckerberg), Tyler Perry, Himish Patel, Arianna Grande, Scott Mescudi, Ron Perlman, Timoyhee Chalamet, Melanie Lynskey e Michail Chikliss.
VOTO: 6,5
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