Regia di Adam McKay vedi scheda film
IN SALA
"Dimmi che moriremo tutti!! Dimmelo ti prego!!"
Parola di giornalista d'assalto (Cate Blanchett) in preda a raptus sessuale incontenibile, ai danni di un imbarazzato professore che non si capacita della irresponsabilità di chi lo circonda. L'allieva dottoranda bella ma così intelligente da rifuggire le apparenze divistiche risultando scorbutica e scarsamente telegenica (una fulva Jennifer Lawrence senza peli sulla lingua), scopre la cometa.
Il professore di cui sopra, un po' nerd e afflitto da insicurezze ed attacchi di panico (un Leonardo di Caprio imbolsito a dovere), calcola la traiettoria dell'asteroide e scopre che entro sei mesi avverrà un impatto fatale dello stesso sulla Terra.
Nell'intento spasmodico di rendere pubblica la notizia, o quantomeno allertare chi dovrà occuparsene per scongiurare il peggio, lo studioso diventerà, suo malgrado, una star.
Mentre la sua collaboratrice verrà relegata al rango di strega isterica da tenere distante da un programma TV.
Ma, soprattutto all'inizio, nessuno che se li fila veramente, ognuno proteso a fare sì che il proprio tornaconto abbia la meglio su ogni altra argomentazione all'ordine del giorno.
Il Presidente Usa (una boccoluta e scellerata, fantastica Meryl Streep in versione "non è mai troppo tardi per fare la fica") è una donna spietata che si occupa solo di immagine e di temi che le possano giovare in termini di consenso e futuro politico garantito.
Il suo capo di gabinetto (un Jonah Hill più laido del solito) è un degno e ruffiano allievo raccomandato e servo del suo capo. Lo zoo di completa dei due giornalisti di punta, ovvero due incompetenti marchettari del mercato delle news-fuffa (una tra questi la citata Blanchett coi denti rifatti bianco fosforescente da pescecane), e un non meno bieco guru arricchito e ansiogeno (Marc Rylance) finanzia la campagna pro-pianeta solo per consolidare la sua figura di burattinaio ancora più fasullo e inetto.
È un momento difficile per il pianeta, che scioccamente e superficialmente stenta a comprendere la minaccia che incombe, e la fine a cui è destinato ogni essere. vivente a causa dell'impatto fatale.
Ma, come per una non casuale pena da contrappasso, la specie umana è l'unica che veramente si merita la fine a cui è destinata.
È una satira pungente ed arguta, scoppiettante e scanzonata, quella a cui ricorre l'abile regista e sceneggiatore Adam Mckay nel travestire il suo pseudo-disaster movie nei panni di una occasione da commedia sapida e sagace, perfetta ed intonata per tirare frecciate appuntite e velenose sulla deriva di una società americana in balia dei media più spregiudicati e del sensazionalismo greve che ne governa le testate ed i programmi.
Una tendenza generalizzata al delirio che i mezzi di informazione e comunicazione ormai deviati e tendenziosi ci restituiscono, facendoci fruire di una verità del tutto condizionata e distorta al punto da favorire i burattinai manipolatori e faccia tosta che ci tengono al guinzaglio, imbrigliatio ad una dipendenza da imformazione distorta e dai toni fuorvianti che condiziona menti e modi di agire, distorcendo la realtà e sfalsando le priorità.
Un cast superlativo di divi tutti in parte, scanzonati e motivati, spesso irresistibili come la Streep "presidenziale" in panni da simil Hillary Clinton, ispirati e guidati ad esprimersi al meglio, in mezzo ai quali è singolare ritrovare un (ex?) sex symbol come Di Caprio ad interpretare un goffo scienziato fisicamente insignificante e trascurato, bloccato emotivamente da attacchi d'ansia lancinanti, che tuttavia i media aggressivi e adulanti trasformano in un battibaleno in idolo delle masse, valorizzandone oltre misura i bolsi e un po' logori connotati.
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