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Tremila anni di attesa

Regia di George Miller vedi scheda film

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La recensione su Tremila anni di attesa

di supadany
7 stelle

La libertà è un dono di inestimabile valore, sottovalutata nella nostra cultura in quanto data – a volte con indifferenza o superficialità, in altri casi per semplice comodità - per assodata, per poi venire amaramente rimpianta quando è ridimensionata o viene addirittura a mancare, in uno qualsiasi degli ambiti della nostra vita. In egual modo, per conservarla ognuno deve fare la sua parte, agire con altruismo, proteggendola dagli attacchi che subisce con drammatica regolarità, sfruttandola per ricordarne la fondamentale e straordinaria importanza che riveste. Per tutelare il presente, ricordando il passato proiettandosi nel futuro.

In Three thousand years of longing questo concetto è espresso in – come minimo - due modi distinti. Da un lato nel contenuto della pellicola, dall’altro nella sua stessa genesi, con un autore del rango di George Miller che impiega i cospicui crediti incamerati dal clamoroso successo Mad Max: Fury road per recarsi altrove, per avere carta bianca rifiutando di ripiegare sulle classiche equazioni e i compromessi di comodo.

Durante un soggiorno a Istanbul per un convegno, Alithea Binnie (Tilda SwintonSolo gli amanti sopravvivono, …E ora parliamo di Kevin), una rinomata studiosa, entra in possesso di un’ampolla. Una volta rientrata in albergo, apre accidentalmente questa bottiglietta e vede apparire un enorme Djinn (Idris ElbaLuther, Beasts of no nation), un genio della lampada che si propone di esaurire i classici tre desideri di rito.

Proprio per le sue ritrosie ad accettarne l’identità, Alithea incalza di domande l’inaspettata controparte che, a sua volta, le racconta il suo tormentato e sterminato vissuto.

Il loro rapporto non sarà destinato a esaurirsi all’interno di quelle quattro mura.

 

Tilda Swinton, Idris Elba

Three Thousand Years of Longing (2021): Tilda Swinton, Idris Elba

 

Da un regista come l’australiano George Miller non sai mai cosa aspettarti e nemmeno quanto attendere per rivederlo all’opera (più volte, tra un film e il successivo sono trascorsi cinque o più anni). D’altronde, la sua filmografia parla chiaro, comprendendo film culto come Interceptor – Il guerriero della strada e pinguini danzanti (Happy feet), drammi d’autore (L’olio di Lorenzo) e maialini coraggiosi (Babe va in città), transitando per streghe gagliarde (Le streghe di Eastwick).

Three thousand years of longing rispetta a pieno titolo questa proficua tradizione (prodotto che aggiunge una pagina illibata e un lungo periodo d’attesa, inficiato anche dagli stop imposti dal Covid), prelevando un canovaccio narrativo universalmente riconosciuto (lampada da strofinare, lista di desideri da soddisfare) per poi snervare lo spettatore standard, che si aspetta la consueta tavola apparecchiata per soddisfare esigenze banali, possibilmente arrivando al punto rapidamente.

In questo film non accade niente di tutto questo. George Miller assembla fantasy e tratteggi filosofici/esistenziali senza ricorrere al misurino, comanda con autorevolezza un prolungato passo a due che mette in difficoltà le certezze consolidate, ribaltando gli equilibri, ingegnandosi in una serie di racconti brevi che spalancano porte con vista sugli oceani del tempo e dello spazio. Frazioni magiche che condensano e incassano note morali, schegge appariscenti in discordanza con gli strappi attuati nel secondo atto, con pulsioni dominanti, bivi non intercettati, condanne senza fine e destini da (ri)scrivere.

In più, si avvale della visionarietà del regista, coadiuvata dalla fotografia ingegnosa del fidato John Seale (Il talento di Mr. Ripley, Witness - Il testimone), nonché di un’intrigante e riuscita combinazione tra personaggi stuzzicanti e interpreti disposti a concedersi senza remore. Se TildaSwinton si muove in risposta, adeguandosi a smarrimenti, perplessità e cambiamenti con puntuale curiosità, Idris Elba si allontana dai suoi eroi privi di qualunque paura (Beast, La torre nera), esibendo un lato umano torchiato e tormenti laceranti.

 

Tilda Swinton, Idris Elba

Three Thousand Years of Longing (2021): Tilda Swinton, Idris Elba

 

In sintesi, Three thousand years of longing si distingue dalla massa, correndo dei rischi che lo rendono scarsamente performante (non per niente, a fronte di un budget di 60 milioni di dollari non ha incassato praticamente nulla, vedi i dati aggiornati di Mojo). Sprigiona bellezza e cataloga reperti, non si accomoda sugli allori e assimila notazioni, con una conformazione asimmetrica particolarmente slegata nella seconda parte, che insegna come non sia indispensabile assegnare una spiegazione a ogni cosa, come il lasciar andare possa talvolta risolvere molti mali.

Tra paure ed egoismi, pillole affascinanti e lampi incantatori, razionalità e aperture mentali, corpo (che deve possedere) e spirito (che deve essere sganciato da qualunque costrizione), venature romantiche e vuoti da riempire, armi di seduzione e meati magnetici.

Eclettico e composito, sensibile e sfidante.

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