Regia di Francesco Maselli vedi scheda film
Il fulcro del discorso del film sta nell'effettiva discrepanza fra l'aspetto esteriore e quello interiore dei protagonisti: ricchi, ma poveri, aridi di sentimenti; appariscenti, ostentatori, eppure c'è chi lo fa per noia e chi per farsi accettare; i non più giovani figli di papà ('delfini' come gli eredi al trono di Francia) sono ciò che hanno, e ciò che hanno è nella realtà proprietà altrui, cioè di famiglia. L'abitudine della piccola provincia fa il resto: l'emblema della vicenda è rappresentato dall'amore, che diventa passatempo ed interesse; quanto si deduce alla conclusione del film è che i personaggi sono tutti invecchiati di un anno, ma certo per nulla maturati. Un bel bianco e nero con Milian e la Cardinale su tutti, ma fondamentalmente un po' scialbo e retorico.
I passatempi di un gruppetto di figli di papà: ricevimenti notturni, sbronze, amori per interesse, spavalderie assortite. In un anno a questi ritmi, tutta la carica vitale del gruppo si esaurisce: chi si sposa, chi se ne va, tutti si sistemano, ma in realtà - nonostante l'evidenza esteriore dei fatti - poco sembra essere cambiato dentro di loro.
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