Regia di Michael Rianda, Jeff Rowe vedi scheda film
Lungometraggio diretto da Mike Rianda & Jeff Rowe per la Sony Pictures e distribuita a livello mondiale dal colosso dello streaming Netflix, ideato da Rianda ispirandosi direttamente alla sua famiglia raccontando una storia che attraverso la disconnessione con i social, rappresentati come mezzi di estraniazione dalla realtà, vuole arrivare alla riconnessione dei rapporti interpersonali, in primis tra familiari, sviluppando un anti-Incredibili per l’enfasi sui difetti e le debolezze umane dei suoi protagonisti ma seguendo l’esempio (e in parte anche superandolo) di rinnovamento e freschezza lanciata proprio dalla Sony con Spider-man: Un nuovo Universo (e non a caso tra i produttori figurano proprio Phil Lord & Christopher Miller).
Se parlare del lato oscuro della tecnologia presente nelle nostre vite e di problematiche familiari tra adulti e adolescenti ha, da una parte, sempre una grossa presa nel pubblico e, dall’altra, rischia di banalizzare troppo una storia per certi versi scontata il racconto risulta infatti fin troppo convenzionale, semplicistico ed essenziale, ma il problema viene fortunosamente aggirato grazie a un ritmo forsennato che ti trascina in un viaggio on the road coloratissimo e con una ricercatezza estetica impressionante, strabordante di idee e colmo di nozioni ed elementi in continua armonia tra forma e sostanza che portano a geometrie alla Wes Anderson e a un corposo sfruttamento di linguaggio e musica alla Edgar Wright.
Una adrenalinica montagna russa in cui è davvero difficile scendere, sempre che si voglia farlo davvero.
Questo grazie anche a un design originalissimo e ricco di personalità, in alternanza tra forme più sporche e morbide (che disegnano la famiglia protagonista e, in generale, il mondo reale) e altre più squadrate e fredde (le macchine e il mondo digitalizzato dei social) come anche la convivenza tra elementi 3D e animazione tradizionale, tra balloon fumettistici e onomatopee.
Al centro di tutto il rapporto genitori - figli che è il tema portante del film, e del confronto tar un padre, a suo modo integralista nel suo essere così slegato dalla contemporaneità, che cerca di entrare in contato, probabilmente in modo tardivo, con il mondo della figlia (che ricorda tantissimo la protagonista di Lady Bird interpretata da Saorse Ronan), come ogni giovane connessa a un mondo virtuale che lui non riesce a comprendere.
Sebbene mai demonizzato, l’abuso delle tecnologia e dell’uso che se ne fa è infatti un altro elemento fondamentale della pellicola.
Una pellicola che si mostra quindi come una metafora sul crescere e sull’importanza del non dimenticarsi mai delle proprie radici, qualunque sia il sogno che si sta cercando di realizzare, e di come, crescendo, spesso ci si dimentica che i nostri migliori compagni di viaggio siano proprio quelli di cui ci siamo stancati o che diamo troppo per scontati, presi da sogni più grandi di noi e da ambizioni che, se non si fa attenzione, ci possono portare lontani da dove invece dovremmo essere.
VOTO: 8
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