Regia di William Brent Bell vedi scheda film
Il divorzio al centro di una storia paranormale vista innumerevoli volte e trattata con abuso di effetti CGI. Babadook incontra i pupazzetti assassini (Chucky docet), peraltro qui piuttosto fiacchi, pigrissimi e poco in scena. Uno dei tanti horror americani sovrapponibile ai predecessori, senza una virgola di differenza.
La vita matrimoniale tra Maggie (Mamie Gummer) e Jeffrey (Rupert Friend) è ormai sull'orlo del collasso. A farne le spese è la piccola Jenny (Violet McGraw), la figlia di otto anni che presto diventa ragione di contesa tra i coniugi, a suon di avvocati. Jeffrey, disegnatore da lungo tempo disoccupato, trova il supporto della babysitter Samantha (Madeline Brewer) durante la snervante pratica di separazione. Quando ormai sembra chiaro che la piccola verrà affidata esclusivamente alla madre, un incidente mortale e improvviso - vittima Maggie - permette a Jeffrey non solo di ottenere la custodia di Jenny, ma di entrare in possesso dell'appartamento, di proprietà della defunta ex. Da quel momento però le vite di Jeff, Jenny e Samatha assumono una dimensione irreale, essendo ciascuno di loro vittima di allucinazioni: le creature di fantasia disegnate da Jeffrey sembrano animarsi, per apparire ai loro occhi nei momenti più inaspettati. Una, in particolare, mostra l'inquietante atteggiamento ostile della defunta moglie, tentando di allontanare pericolosamente la bambina da Jeffrey.
William Brent Bell ci riprova a dirigere un horror, per il quale si propone anche in ruolo di produttore. Al sesto tentativo dimostra di essersi adeguato alla logica commerciale mainstream, che mira ad ottenere il favore di un pubblico poco attento e disposto ad assistere a ben poche scene spaventose. Insomma, il solito horrorino prevedibile e innocuo tipico della nuova ondata americana (ormai decennale), quella che mette assieme pupazzi più o meno assassini (non a caso Bell aveva già diretto The boy e Brams: the boy 2) e l'immancabile tema familiare (padre o madre con figlio o figlia a carico) alla Babadook. Ne esce uno stagnante, innocuo e ben poco attinente al genere, film prevedibile con una debole svolta quasi gialla in chiusura. Se la sceneggiatura tutto sommato presenta motivi d'interesse, esclusivamente sul piano drammatico e in particolare per come pone l'accento sullo sbilanciamento di diritti in favore delle donne durante la fase del divorzio, Bell è costretto a ricorrere a fastidiosi effetti in computer grafica che danneggiano pesantemente la qualità del film. Arriva addirittura a proporci una caduta dal palazzo che sembra non finire più (sui 2 minuti), durante la quale padre e figlia rivivono in memoria eventi passati, mentre sottofondo una grafica da videogame accompagna il volo. Nulla da dire sugli attori, eccezionalmente bravi, con menzione di merito per l'antipatica Mamie Gummer (al punto che quando trapassa viene da applaudire) e per il sempre convincente Brian Cox, qui perfetto bastardo connesso, in linea di sangue, all'odiosa Maggie (tale padre, tale figlia). Si salvano un paio di veloci sequenze con un pupazzo gigante, dal viso con mento a punta e brutto come l'inferno nonché disarticolato, del tutto gratuitamente apparso sul set. La "separazione" è qui trattata da più punti vista: tra coniugi in crisi, tra genitori e figli, infine fuori schermo tra pubblico e cinema. Perché dopo averlo visto interamente (per oltre 105 minuti), vien definitivamente voglia di dire addio al genere horror. Perlomeno quello delle grosse produzioni (ci mette il logo anche l'Universal), tutte uguali, spesso prive di senso, girate negli States con lo stampino e in serie. Dedicate a un pubblico ben poco interessato ai contenuti e alla forma, ma disposto a guardarsi la solita banale messa in scena finto sentimentale.
"Il ruolo di genitore comporta talvolta aspetti tremendi, specialmente quando si ha il dovere di reggere il timone nelle acque tempestose di un divorzio guardando il dolore riflettersi giorno dopo giorno sul viso dei propri bambini."
(David Baldacci)
Trailer
F.P. 02/01/2022 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 107'34")
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