Regia di Mario Baffico vedi scheda film
Le eroiche vicende di trecento alpini della settima compagnia, impegnati in Albania durante la seconda guerra mondiale nel conflitto contro i greci; gli scontri saranno durissimi e porteranno a ingenti perdite di vite.
Pur non essendo tra i rappresentanti più noti del genere, anche Mario Baffico si dedicò al cinema di propaganda durante il regime fascista, come dimostra questo I trecento della settima; regista non molto noto, il Nostro in realtà fu attivo per oltre due decenni tra i primi anni Trenta e i primi Cinquanta licenziando otto lungometraggi e qualche corto. Nulla di trascendentale quest'opera, facilmente intuibile nei suoi argomenti retorici e nel suo andamento baldanzoso fin dal primo fotogramma: l'unico obiettivo al di là di un blando intrattenimento a base di azione e sequenze di guerra, è ovviamente quello di portare sullo schermo l'ardimentosa indole delle italiche truppe, nello specifico della settima compagnia degli alpini mandata al massacro sul fronte albanese-greco. La campagna di Grecia fu un lago di sangue per l'Italia e quantomeno doveroso era ricordare chi lasciò la sua vita sul posto per l'ideale della patria; è chiaro che da una pellicola simile non ci si può però attendere alcuna critica alla spedizione, né tantomeno alla guerra in generale. Baffico scrive sia soggetto (con Cesare Lodovici e Mario Corsi) che sceneggiatura (con Lodovici e Alessandro De Stefani); tra gli interpreti l'unico professionista di un certo rilievo è Amedeo Trilli, mentre la gran parte del cast è formata da reali soldati. 3/10.
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