Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
Una boccata d'aria fresca per il cinema italiano, che spero convinca Abatantuono ad approfondire il lato drammatico del suo talento.
Devo dire che questo film è stato una piacevole sorpresa, considerato il panorama del cinema italiano odierno. Esso è anche la prova che non basta scritturare un attore scafato e famoso, fargli dire qualche baggianata, imbastire una vicenduola per fare un vero film. Occorre invece avere una buona sceneggiatura, personaggi realistici e ben definiti, e quel bene in via d'estinzione che è la fantasia.
Ho seguito con piacere la trama, nonostante qualche scricchiolio iniziale, e ho trovato ben congegnata la girandole di avventure notturne che capitano alla coppia improvvisata. Via via prendono corpo anche i personaggi dei due protagonisti, entrambi con non piccoli problemi alle spalle e nel presente. Ciò che è anche più interessante sono alcuni personaggi secondari, come la famiglia che vive nel lussuoso palazzo d'epoca col bambino malato; con pochi cenni il regista ci mostra molti dettagli e ci fa intuire i rimanenti: coppia in crisi dove lei è di famiglia ricca e lui è “importato”, madre di lei dirigista e invadente, frustrazione del marito, rivalità e ripicche, e la vittima di tutto ciò, che è il bambino. Mi complimento, poi, con gli attori e i registi dell'episodio del tizio che dileggia il fattorino in modo proprio odioso.
Il giovane fattorino, tra l'altro, assume ben presto il ruolo di coscienza critica per il veterano dottore. Schiettamente, gli rivolge alcune critiche veritiere, apparentemente sfrontate e inopportune. Frasi come “Lei è un cinico” colgono proprio nel segno. Esse si sedimentano dentro di lui nel corso della notte, ed ottengono una sana autocritica, e il proposito di essere migliore.
Abatantuono ormai è vecchia guardia, ma lega bene con la nuova leva Frank Matano. Il secondo è bravino, mentre il primo conferma la stoffa di attore drammatico, che troppo spesso a sprecato e occultato.
I difettucci del film (a cui ho alluso parlando di scricchiolii) è l'aver tentato la carta delle battute di spirito all'inizio, arte di cui ormai si sono persi i fondamenti: ad es. la battuta “È nuovo il frullatore? Certo, l'ho appena rubato!”. Mi è anche un po' dispiaciuto il tentativo umoristico verso la fine, quando il ragazzo sviene come nelle comiche vedendo una partoriente con le gambe aperte. È un po' eccessiva come reazione.
Tuttavia questo non è grave, e il film è un buon esempio di cinema italiano che non deve alzare bandiera bianca, e deve continuare a credere nell'importanza della sceneggiatura, nella cura della direzione, e nella necessità di creare dei personaggi che non siano dei manichini che parlano. E, infine, che non c'è nessun bisogno di eccessi buffoneschi nella recitazione degli attori.
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