Regia di Cecilia Verheyden vedi scheda film
NON USCITO AL CINEMA IN ITALIA
VISTO SU NETFLIX A FEBBRAIO 2022
La fedeltà al boss e padre adottivo, si esaurisce quando in ballo c’è la donna di cui ci si innamora. Peccato che fra delinquenti, a qualsiasi latitudine, nessun affronto può restare impunito. Bisogna sempre dare l’esempio e chi sbaglia deve essere eliminato.
Questo Ferry è un piccolo e onesto mafia-movie di produzione belga-olandese girato da Cecilia Verheyden, regista a me sconosciuta e di cui è assai arduo scovare tracce nel caotico universo internettiano. Purtroppo non ho tempo per recarmi nei Paesi Bassi in cerca di qualcosa in più su questa autrice cinematografica. Per quanto ho potuto verificare, questo potrebbe essere il suo secondo lungometraggio (dopo Dietro le nuvole del 2016, senza valutazione su FilmTv nonostante la disponibilità su Netflix) e va subito detto che, per essere quasi un mezzo esordio, non è andata poi così male. Protagonista assoluto della vicenda è un mezzo nomade burbero e timido, originario del Brabante (regione storica situata a metà fra Belgio e Olanda) di nome Ferry – appunto – che per vivere fa il riscossore-picchiatore-sicario del numero uno di un piccolo cartello della droga di Amsterdam.
A riportare Ferry nei luoghi dell’infanzia sarà proprio il boss, che gli ordina di andare a fare fuori gli autori di una rapina subita dalla banda, in cui resta gravemente ferito il figlio. Una volta nel Brabante Ferry, oltre che dover portare a termine l’incarico, deve vedersela con una sorella malata terminale che lo deplora a causa di vecchie ruggini familiari e con lo sconvolgimento della propria vita sentimentale, scaturito dall’incontro con la graziosa e simpatica Danielle.
Nei panni di Ferry è il quarantanovenne Frank Lammers, che vanta una discreta filmografia tra cui spicca una pellicola del 2011, Bullhead - La vincente ascesa di Jacky, film drammatico piuttosto apprezzato anche dai lettori di questo sito. Lammers se la cava bene in un ruolo che richiedeva un elevato grado di crudeltà, in connubio con una credibile propensione allo spirituale che si rivela nell’inaspettato innamoramento. Al suo fianco Elise Schaap (che con Lammers aveva già lavorato nella serie tv Undercover ed è conosciuta anche dal cinema italiano dopo la parte avuta nel 2010 in Le ragazze dello swing, con Giuseppe Battiston), bella, sorridente ed efficace nel personificare una giostraia fin troppo ingenua, ma che del nuovo e misterioso amico riesce ad apprezzare il morbido sotto la ruvida scorza.
Un po’ film di gangster, un po’ dramma dei sentimenti, Ferry si fa gradire per la ricerca di realismo nei dialoghi e nelle scene d’azione. La sceneggiatura non si sforza di imporre eroi affascinanti e invincibili e questo giova alla credibilità complessiva. Non ci si annoia, ma senza troppe pretese. Voto 6,6.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta