Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
L'anziano Mike, addestratore di cavalli, viene spedito dal Texas in Messico per recuperare Rafael, 13enne figlio del suo datore di lavoro. Il ragazzino, nelle mani della perfida madre, è finito in un brutto giro di combattimenti tra galli e violenze assortite. Naturalmente la madre non lascerà Rafael scappare tanto facilmente.
Tratto da un romanzo di Richard Nash, da questi sceneggiato insieme a Nick Schenk, Cry Macho è un film dalla storia piuttosto tormentata: il progetto nasce infatti nei primi anni Settanta e passa di mano in mano – per un certo periodo avrebbe dovuto coinvolgere come protagonista anche Arnold Schwarzenegger – finendo sempre nel dimenticatoio anzitempo. Nel 2000 l'autore muore, ignaro che occorreranno altri 21 anni prima che la pellicola possa finalmente vedere la luce. Senza ironia alcuna, probabilmente è stato meglio così: Cry Macho è un lavoro sottotono per Clint Eastwood che ci consegna un interprete monumentale (a dispetto dei suoi 90 anni compiuti!) e una confezione indubbiamente professionale e rifinita, ma per il resto reca con sé soltanto sbadigli, dubbi e qualche risatina involontaria. La sottotrama rosa, per esempio, non ha alcun senso nell'economia della trama, così come lo sviluppo del personaggio di Rafael (apprezzabile Eduardo Minett nel ruolo) risulta a dir poco trasandato: il ragazzino terribile, abituato a violenze, malavita messicana e retate degli sbirri, man mano che il film avanza si rivela sempre più un candido sempliciotto, totalmente in balia degli eventi della vita e privo di personalità. Così come la bizzarra sorte dell'osteria in cui riparano Mike e Rafo, perennemente chiusa: eppure la proprietaria ha quattro bocche da sfamare, oltre la sua. Nonsense completo. Dettagli, se si vuole, ma che lasciano un senso di trascuratezza nel complesso della visione; il ritmo è decisamente blando nella prima metà della pellicola, per farsi via via più sostenuto fino al gran finale che – questo volutamente – non arriva: lo scontro con il 'cattivo' è poco più che un breve sketch demenziale e la morale del film è tutta in una frasetta neppure troppo arguta (ma giustissima, per carità) messa in bocca a Michael/Clint nel prefinale. 5/10.
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