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Cry Macho - Ritorno a casa

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Cry Macho - Ritorno a casa

di Furetto60
7 stelle

Tenero e crepuscolare "road-movie" non tra i migliori del leggendario Clint Eastwood

Siamo nel 1978, Mike Milo, alias Clint Eastwood, ha alle spalle un passato glorioso, in cui è stato un famoso campione di rodei; tuttavia a causa di un grave incidente, immortalato da un’istantanea in bianco e nero appesa tra i tanti trofei, ha dovuto smettere di fare il cowboy. Si accontenta di  addestrare cavalli, ma ormai vecchio e malconcio, preda dell’alcol, è stato abbandonato da moglie e figlio e infine anche il suo capo, un sinistro mandriano, lo congeda senza molti convenevoli. Trascorre un anno e costui lo convoca a sorpresa nel suo ufficio e lo ingaggia per un incarico insolito, cui non può sottrarsi: recarsi  in Messico per riportare suo figlio, il meticcio e indomito Rafa, in Texas.

Il ragazzo, dovrebbe essere sotto la tutela della madre, una giovane messicana instabile, sguaiata e violenta , con poco istinto materno, che capeggia un gruppo di balordi criminali; Mike la incontra, lei non sa dove si trova Rafa, ma è chiaro che non voglia  lasci il Messico, sapremo dopo, per gli stessi motivi del padre, che sono di mero interesse. Rafa ha un carattere difficile, non si fida di nessuno e non lega con nessuno, possiede un gallo che utilizza per i combattimenti clandestini e che è anche il suo unico amico; inizialmente è recalcitrante, ma quando Mike gli confida che il padre ha uno spazioso ranch, si lascia persuadere e intraprende, in compagnia del vecchio, il viaggio in auto, attraversando il Messico rurale, per fare ritorno nel Texas. Ne capiteranno delle belle. L’improbabile coppia affronta un viaggio ostico, ricco di pericolosi imprevisti, ma anche di incontri piacevoli; una storia di reietti outsider, come sottolinea l’aneddoto di Rafo sul gallo, che si sarebbe guadagnato il soprannome  di “Macho” sconfiggendo un avversario molto più forte, dunque riscattando la condizione di perdente predestinato. Milo Clint cammina imperterrito per onorare l’impegno, spalle alla camera, claudicante, incerto, sotto il peso dei suoi anni, tra improbabili scazzottate e divergenze perfino con la polizia; consapevole che a un certo punto della vita, occorre fermarsi, l’unico scopo realistico è trovare casa, ma prima deve completare  la sua missione, regalando al ragazzo qualche pillola di saggezza:“ dammi retta la storia del Macho è sopravvalutata è solo qualcuno che vuole dimostrare di avere fegato, ma poi rimane con un pugno di mosche in mano” continua “E’ come nella vita pensi di avere tutte le risposte e poi da anziano scopri che non ne hai nessuna, comunque tu devi, come tutti,fare la tua scelta” ma lasciando poi che il ragazzo disilluso quanto lui, affronti la vita. Lui, la sua traversata esistenziale l’ha già compiuta; dunque torna a ballare con la bella Marta nella cui taverna ha trovato ospitalità, calore umano, e forse addirittura amore; quell’ultimo ballo, sfocato, suona un pochino come il suo canto del cigno. Dice della vecchiaia: “non è una malattia e in ogni caso non la posso curare”. “Road movie” tenero e crepuscolare, mescola diversi generi il buddy il western e il racconto di formazione. Il leggendario Eastwood ritorna fra i vasti paesaggi di un’America di sconfitti e antieroi, protagonisti del suo meraviglioso cinema senza tempo. Il film trae spunto dall'omonimo romanzo di N. Richard Nash e ha avuto una gestazione travagliata, lo script risale a trent’anni fa. Forse dall’inossidabile Clint ci si poteva aspettare di più, ma anche questo lavoro, nel suo piccolo, aggiunge un altro tassello al mosaico della sua straordinaria filmografia; protagonista di più di 60 film, autore di oltre 40, il suo palmares è sensazionale: 4 Oscar, 2 per la regia, 1 come miglior film e 1 alla carriera. Ultimo vero divo di una Hollywood che non esiste più, grandissimo regista, un vero e proprio mito vivente

 

 

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