Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Applausi a Clint per fare ancora film a 90 anni suonati, ma stavolta non si può onestamente dire che il risultato sia all'altezza degli standard (elevatissimi) a cui ci ha abituati.
A 91 anni, in piena pandemia che falcidia i suoi coetanei, Clint Eastwood dirige ed interpreta una nuova pellicola, tratta da un romanzo anni Settanta di Nick Schenk. Solo questo merita senza dubbio encomi e ammirazione per il grande vecchio del cinema americano, anche se stavolta il risultato lascia meno entusiasti del solito.
Nel Texas del 1979 l'anziano Mike Milo, un ex campione di rodeo ritiratosi da anni dopo una brutta caduta da cavallo, riceve dall'antico datore di lavoro un incarico molto personale: andare oltre frontiera, in Messico, a recuperare il figlio minorenne di questi, Rafo, che vive con la madre, invischiata con la criminalità organizzata. Il film è pertanto il turbolento viaggio di ritorno di Mike e Rafo lungo le polverose strade messicane verso la frontiera americana, accompagnati dal Macho del titolo, il ruspante galletto da compagnia dell'adolescente.
Nel rapporto tra l'anziano e scontroso mentore suo malgrado ed il giovane sbruffoncello in cerca della sua identità virile, identificata nel gallo come animale totemico, ritroviamo certamente echi di Gran Torino e anche del Schofield Kid de Gli Spietati. Tuttavia non siamo ai livelli poetici di quei capolavori, perché qui purtroppo la sceneggiatura si appiattisce nel bozzetto, mancando del respiro lirico con cui l'autore ha saputo travolgerci nelle citate occasioni.
Clint porta ancora avanti la sua personale riflessione sulla mascolinità, senza machismi ridicoli , ma con ironico distacco e misura. Tuttavia c'è un po' troppo sentimentalismo in questo film che non è brutto, ma figura certamente come un Eastwood minore, non solo rispetto ai suoi capolavori, ma anche ai buoni e solidi film (Richard Jewel, The Mule) che ha saputo produrre negli ultimi anni. La regia è dignitosa, ma manca quello scatto di genio che ha innalzato Clint ad icona del cinema anche dietro la macchina da presa.
La scelta di Eastwood di ritagliarsi anche la parte del protagonista suscita ulteriori perplessità perché appare chiaro che Mike Milo è sì un personaggio maturo ed anche anziano, ma certamente non un novantenne, piuttosto direi un un 65-70enne. Forse la scelta di un attore protagonista in quella fascia di età, una ventina d'anni più giovane del pur splendido nonagenario Clint, avrebbe giovato al film. Anche perché un novantenne che sferra pugni o flirta con una signora sui cinquanta rasenta pericolosamente il ridicolo.
Chissà se Cry Macho rappresenta solo un momento di stanca oppure siamo arrivati al crepuscolo, anagraficamente inevitabile, dell'epopea cinematografica di un'icona che in ogni caso, sia chiaro, non ha più nulla da dover dimostrare.
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