La recensione su La vita dopo - The Fallout

di mck

8 stelle

Trafiletto in cronaca.

La fa abbastanza facile, Megan Park, per quasi tutta l’ora e venti minuti che viene dopo il prologo srotolandosi attraverso la borghese suburba residenziale losangelina (si prenda quale epitome di quest’attitudine la scena che si svolge al belvedere tra padre e figlia: il fatto che funzioni senza scadere nel ridicolo involontario è indice del polso fermo che la regista e sceneggiatrice già qui, al suo esordio dietro la MdP e sopra al foglio bianco, sa dimostrare: poi verrà “My Old Ass”, la sua opera seconda, a confermare - “paradossalmente”: con la sua maggior leggerezza - il tutto). E la fa abbastanza facile perché probabilmente in fondo generalmente è così che vanno le cose.

Poi, arriva la notifica/alert della breaking news. Perché a volte, e sempre troppo spesso, è così che vanno le cose.

Jenna Ortega (Ada), qui all’inizio inoltrato della transizione dai suoi ruoli “teen-family” (da “Jane the Virgin” a “Stuck in the Middle”) verso quelli “adulti” (verranno poi “X”, “Wednesday”, “Finestkind”, “Miller’s Girl”, “Beetlejuice Beetlejuice” e i prossimi, uno via l’altro, e chissà, “Winter Spring Summer or Fall”, “Death of a Unicorn”, “Klara and the Sun” e “Hurry Up Tomorrow”), convince appieno, mentre la co-protagonista principale, Maddie Ziegler (Mia), che attrice “non” è, ma nemmeno è una cattiva attrice, anzi (dalla carriera videoclippar-danzante per Sia - Chandelier & C. - al già menzionato “My Old Ass”, passando per “the Book of Henry”, “West Side Story” e “Fitting In”), se la cava.

Accanto a loro, la famiglia e gli amici di Ada (mentre attorno alla apparentemente “meglio inserita” Mia c’è un “vuoto” famigliare e amicale): da una parte un’ottima, out of “Modern Family”, Julie Bowen (Totally Killer), un sempre a fuoco John Ortiz (Luck, Horse Girl, American Fiction, Bad Monkey) e una sorprendente e a tratti impressionante (per l’età: classe 2009) Lumi Pollack (nome da segnare e su cui puntare) e dall’altra un bravo Will Ropp (l’attivista) e un buon Niles Fitch (un ragazzo che nel massacro ha perso il fratelllo). Fotografia di Kristen Correll (che tornerà a collaborare con la regista anche per “My Old Ass”), montaggio di Jennifer Lee e discrete (in senso buono) musiche di Finneas O'Connell. Producono SSS, Clear Horizon, Good Pals & C. e distribuiscono HBO/Warner e Universal.

In una piccola ma significativa parte compare Shailene Woodley (the Descendants, White Bird in a Blizzard, the Mauritanian, To Catch a Killer, Three Women), che con Megan Park ha condiviso per un lustro il set di “the Secret Life of the American Teenager”, mentre lo scorrere dei titoli di coda è accompagnato dalla “While You Sleep” di Maisy (e Lennon) Stella (che sarà la protagonista di “My Old Ass”).

"The Fallout" e dintorni (US: 13, UK: 1, Canada: 1, Estonia: 1).
- “If…” (Lindsay Anderson, David Sherwin, John Howlett, 1968)
- “Targets” (Peter Bogdanovich, Samuel Fuller, Polly Platt, 1968; out of school)
- “Ken Park” (Larry Clark, Ed Lachmann, Harmony Korine, 2002; out of school)
- “Bowling for Columbine” (Michael Moore, 2002)
- “Elephant” (Gus Van Sant, 2003)

- “Klass” (Ilmar Raag, 2007)
- “Polytechnique” (Denis Villeneuve, Jacques Davidts, 2009)

- “Beautiful Boy” (Shawn Ku, 2010)
- “We Need to Talk About Kevin” (Linne Ramsay, Rory Kinnear, Lionel Shriver, 2011)

- “Hello Herman” (Michelle Danner, 2012)

- “Guns” (Stephen King, 2013)

- “the Dirties” (Matt Johnson, 2013)

- “Newtown” (Kim A. Snyder, 2016)
- “the OA - Part I & II” (Brit Marling, Zal Batmanglij, Andrew Haigh, 2016, 2019)

- “And Then I Go” (Vincent Grashaw, 2017)

- “If Anything Happens I Love You” (Michael Govier, Will McCormack, 2020)

- [...prossime doppie pagine in cronaca...]