Regia di Lee Haven Jones vedi scheda film
Un horror ad avvio lento, ma reso stranamente inquietante da personaggi ambigui e dall'indecisa, parzialmente irrisolta, motivazione alla base delle azioni della protagonista, che assume solo sul finale aspetto di deus ex macchina: deputata da madre Natura e dalla Giustizia a ristabilire un ordine politico ed ecologico.
Galles. Nella lussuosa villa di Glenda (Nia Roberts) - edificata sul terreno di famiglia, devastato dalla stessa proprietaria con continui scavi minerari alla ricerca di preziosi - giunge bagnata (il perché troverà spiegazione solo più avanti) e silenziosa Cadi (Annes Elwy), cameriera assunta temporaneamente per collaborare prima, durante e dopo un'importante cena. Alla quale prenderanno parte: il marito Gwym (Julian Lewis Jones), politico londinese corrotto, amante della caccia e megalomane; i problematici figli Guto (Steffan Cennydd), tossicodipendente costretto a rientrare da Londra per partecipare alla cena, e Gweirydd (Sion Alun Davies), atleta di triathlon, serial killer, ossessionato dalla depilazione (anche intima); Euros (Rhodri Meilir) uomo d'affari, intermediario tra aziende di trivellazione e proprietari di terreni sui quali operare; Mair (Lisa Palfrey), confinante di casa invitata senza immaginarne le ragioni: i terreni della sua fattoria potrebbero celare una preziosa vena mineraria, pertanto Glenda e Gwym intendono farle proposta d'acquisto. Di poche parole, Cadi segue come un'ombra i vari personaggi senza quasi mai interagire, per i quali assume atteggiamenti "non verbali" di chiara disapprovazione. Lasciando tracce di fango, vomitando e sputando nelle pietanze da servire a tavola, Cadi appare del tutto innocua agli ospiti di casa, che mai avrebbero immaginato di partecipare così alla loro ultima e abbondante cena.
"Quando avrai preso tutto... cosa resterà?"
(Glenda apostrofa Euros, prima di saziare il suo appetito a colpi di fucile)
Roger Williams scrive una sceneggiatura folcloristica ma impegnata, nella quale s'intrecciano due temi: quello della "vendetta ecologica" e quello della "lotta sociale". Glenda non disprezza di esibire il suo potere economico agli invitati, ha rinnegato la sua stessa famiglia devastando la fattoria e la casa natale al posto della quale ha fatto edificare un mostro, come sottolineano le sequenze d'apertura (accompagnate dal brano musicale Nisi dominus, Ap 803: IV. Cum dederit di Antonio Vivaldi) che mettono a confronto la spettacolare zona rurale con i gelidi interni della villa, le cui pareti costituite da mattonelle a colori spenti assumono quasi aspetto di glaciale camera mortuaria. Il marito, degno compare, disprezza gli animali, si diverte a cacciarli e della disonestà ha fatto mestiere. I due figli, ovviamente altrettanto canaglie e pure deviati sessualmente, rinnegano però le origini, come chiaramente espresso da uno di loro: "Papà e mamma non moriranno mai: tormenteranno la terra per sempre, come vampiri." Sin dalle prime battute è dunque chiaro che la "festa", in questa famiglia esemplarmente disfunzionale, non sarà troppo allegra. Euros, nomen omen, è forse il protagonista più spregevole, che accompagna il suo illimitato appetito di soldi anche a livello alimentare, a tavola, comportandosi da bulimico insaziabile. Tra costoro la presenza di Cadi, con il suo sprezzante atteggiamento (celato agli interessati, ma ben esposto allo spettatore) e i sui disgustosi attentati in cucina, sembra quasi necessaria per ristabilire gli equilibri, anticipatrice di una condanna implacabile ed imminente.
The feast è dunque un film decisamente più elaborato del solito, che può contare su interpreti eccezionalmente bravi e sulla gradevole regia di Lee Haven Jones, autore all'esordio nel lungometraggio, formatosi con talento alla direzione di opere televisive. Soffre però di una scelta penalizzante per lo spettatore, dato che per oltre 2/3 del tempo non offre indizi su cui formulare ipotesi o spiegazioni che rendano conto dell'odio nutrito da Cadi verso questi individui. Assistiamo cioè a brevi sketch che ci aiutano solo a incrementare il giudizio negativo verso i personaggi, tracciati in maniera retorica come malvagi, abietti e arrivisti. Sono tutti egoisti, mai appagati di quanto in loro possesso, per una ragione o per l'altra: per soldi, per droga, per ambizione politica, per il sesso. Quando iniziano ad arrivare, ormai tardivamente, le motivazioni sulla reale identità di Cadi e quindi sul perché del suo agire, il film muta drasticamente in forma d'incomprensibile horror: scene stomachevoli mostrano la gamba di Guto infetta e piena di vermi a causa dalle iniezioni di droga effettuate nel piede; Gwym soffre di continui mal di testa che raggiungono il limite quando uno spillone gli attraversa il cranio, da un orecchio all'altro; Gweirydd, dopo aver massacrato il fratello, si congiunge sessualmente con Cadi, senza immaginare che la ragazza ha inserito nella vulva un coccio di vetro. È allora in parte chiara solo una cosa: Cadi agisce con intenzione e forza nemesica. Ma i fatti si concentrano in maniera enigmatica e in un turbinio di azioni delittuose e poco, nonché male, spiegate. Williams e Jones probabilmente suppongono che chi assiste al film sia bene informato su alcune leggende popolari celtiche, puntando troppo sulla radicalizzazione territoriale, facendo esprimere persino i personaggi in lingua gallese (sottotitolata in inglese). In conclusione The feast è un'opera apprezzabile per il suo contenuto e per un'eleganza formale che è frutto d'una regia minuziosa e accurata. Resta anche impresso per la potente e straziante immedesimazione di Annes Elwy, sorta di fantasma terribilmente concreto, folle e silente giustiziere al servizio della "Natura". Una insomma che non chiameresti mai al tuo servizio, dato che se i tuoi occhi riescono a vedere appena un pò oltre le apparenze noteresti subito che ha impresso sulla fronte, a carretteri indelebili, la parola "murder".
"Quanto più uno vive solo, sul fiume o in aperta campagna, tanto più si rende conto che non c’è nulla di più bello e più grande del compiere gli obblighi della propria vita quotidiana, semplicemente e naturalmente. Dall’erba dei campi alle stelle del cielo, ogni cosa fa proprio questo; c’è tale pace profonda e tale immensa bellezza nella natura, proprio perché nulla cerca di trasgredire i suoi limiti."
(Rabindranath Tagore)
Trailer
F.P. 21/11/2021 - Versione visionata in lingua gallese (durata: 92'38") / Data del rilascio USA: 19/11/2021
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