Regia di Anthony Russo, Joe Russo vedi scheda film
Ispirato alla serie di romanzi di Mark Greaney, noto soprattutto per aver assistito Tom Clancy nei suoi ultimi romanzi e per averne continuato la serie di Jack Ryan dopo la sua morte, e tratto da Tre giorni per un delitto su una sceneggiatura scritta dallo stesso Joe Russo insieme a Christopher Markus e Stephen McFeely, The Grey Man è il più costoso film mai realizzato da Netflix, detronizzando il recentissimo Red Notice per l’ultimo di una lunga serie di film action che punta specificamente sulla spettacolarità e su un cast di celebrity piuttosto che sui contenuti (che data la natura di questi soggetti non è necessariamente un male).
L’ultimo film dei fratelli Russo é esattamente questo: action puro che mescola l’internazionalità degli scenari alla James Bond (ma che è stato girato, causa pandemia, prevalentemente in Francia e Repubblica Ceca) con la fisicità greve di Jason Bourne e la velocità compulsiva dei Fast and Furios per due ore ininterrotte di scene d’azione ed esplosioni, Anthony & Joe Russo non ci provano nemmeno ad essere originali o a sorprendere lo spettatore e dopo una prima parte introduttiva in cui conosciamo i vari personaggi spingono subito sull’acceleratore di un ritmo forsennato che è un chiaro omaggio al cinema action degli anni’80, amalgamandone tra loro i diversi riferimenti in uno stroboscopico calderone che però non si prende mai veramente troppo sul serio.
Con una qualità decisamente migliore rispetto alla maggior parte delle produzioni Netflix, grazie a un budget sfruttato soprattutto nelle locatione e in grandiose scene d’azione dal vivo per ottimizzarne al massimo l’autenticità (per quanto sia comunque possibile in un film di spionaggio/action), rinunciando ai consueti colori desaturati delle loro ultime pellicole per usare al contrario toni decisamente molto più vivaci che trova la sua migliore dimensione in un facile intrattenimento per un’esperienza che, nel suo essere un divertimento a costo zero, funziona.
E se Ryan Gosling può tornare (con successo?) al suo ombroso protagonista di Driven, di cui il suo Sierra-Six è un diretto discendente, Chris Evans, al suo quinto film con i fratelli Russo, può invece mettere ancora da parte, dopo Knives Out, il personaggio del bravo ragazzo per scatenare la sua attitudine più violenta grazie a uno psicopatico impunito ma al contempo buffo che interpreta sempre con una certa simpatia.
Da Knives Out arriva anche la bellissima Ana de Armas mentre completano il cast Regé-Jean Page, Billy Bob Thorton, Alfre Woodard, Jessica Henwick, Wagner Moura e la super star di Bollywood Dhanush.
Peccato che tale spettacolarità venga un po sprecata da uno schermo di casa che, per quanto grande, impoverisce comunque l’esperienza di una pellicola che, indipendentemente dal formato in cui lo si guarda, si mostra per un grande e pirotecnica giostra di divertimento ma privo di anima.
L’intenzione di Netflix e dei fratelli Russo è di creare un nuovo franchise.
Il materiale per una serie di film c’è tutto (i romanzi di Mark Greaney dedicati al Grey Man sono al momento già 12) e c’è già in cantiere l’intenzione, oltre ai sequel, di realizzare un prequel sul personaggio di Lloyd (Chris Evans).
Adesso tutto è nelle mani del pubblico di Netflix, lo stesso che ha già decretato pollice verso per il possibile franchise di Michael Bay.
A Los Gatos, in California, stanno già incrociando le dita...
VOTO: 6
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