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Estraneo a bordo

Regia di Joe Penna vedi scheda film

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La recensione su Estraneo a bordo

di Furetto60
7 stelle

Tra SCI-FI e thriller. Buon lavoro del regista Penna. Tanti elementi di riflessione

In un anno non meglio definito, in un  futuro prossimo venturo, dopo una lunga e laboriosa preparazione, una missione umana è finalmente pronta per affrontare il primo viaggio alla volta di Marte. La squadra è costituita da tre astronauti, la comandante  Marina Barnett, il biologo Kim e una giovane ricercatrice medica di nome Zoe. Il programma chiamato Hyperion, ha lo scopo di condurre sul suolo marziano, questo equipaggio pioneristico, con l’intento di avviare l’habitat, che dovrebbe in fasi successive, consentire una colonizzazione massiccia del pianeta. Per costoro è il corollario logico di una vita di studi e di impegnative esercitazioni, un’occasione unica e un'esperienza incredibile. Ciascuno ha investito energie e sforzi, in questo viaggio, che si prevede della durata di 2 anni, il Dottor Kim, ha portato con sé delle alghe per svolgere delle sperimentazioni direttamente sul pianeta rosso. In fase di decollo con lo shuttle, già cominciano a insorgere i primi problemi, tuttavia i tre riescono a raggiungere la stazione spaziale che dovrebbe portarli su Martele cose, tuttavia, prendono una brutta piega; a bordo c’è una quarta persona, un estraneo di nome Michael Adams, ingegnere addetto tecnico, rimasto intrappolato all'interno della navetta al momento del lancio, in stato comatoso, a seguito di un misterioso incidente. Ora sono troppo distanti dalla Terra per poter tornare indietro e sono troppi per l'ossigeno disponibile, provano una spericolata escursione fuori dalla capsula per cercare di recuperare delle bombole di ossigeno, ma a seguito di una tempesta solare, il piano fallisce e a stento riescono a rientrare. Sorge a questo punto, un dilemma morale: salvare una vita umana o garantire il successo della missione?

La presenza di Michael, infatti, costringe l’equipaggio a rivalutare le linee guida della propria missione, consci di come ci sia in gioco una posta decisamente alta. Le premesse sono intriganti e, grazie ad un inizio, che evita inutili lungaggini, il film sembra prendere piede velocemente, ma con l'arrivo della figura estranea, il film che potrebbe imboccare la strada del thriller adrenalinico, invece rallenta e mantiene un ritmo abbastanza rilassato, ma incessante, costituito da conversazioni e piccole rivelazioni. La sensazione di pericolo e l’angustia per la tragedia imminente, vengono alimentate attraverso la percezione di inesorabilità, di destino incombente e ineluttabilità degli eventi. La regia si concentra del tutto sul “qui e ora” senza definire un background per i personaggi; ognuno di loro è riconoscibile subito, solo sulla base di ciò che dice o fa piuttosto che sui suoi trascorsi, i quattro attori, perfetti per la parte, esprimono le emozioni con compostezza, anche trattenendole e il loro talento, è il vero punto di forza del film. L’unico spazio che il regista mostra allo spettatore è proprio la navicella su cui viaggiano gli astronauti. Non ci è dato conoscere nessuno del team che si trova a terra e che da istruzioni, e proprio nel momento in cui comunicano con la Terra, sentiamo solo le risposte di Marina, David o Zoe. Tutto ciò genera una sensazione di claustrofobia, non c’è spazio per flashback o montaggi paralleli. Il nostro punto di vista coincide perfettamente con quello dei personaggi, ma questo non comporta una menomazione, della sfera emotiva. Quello che provano loro, in particolare Zoe e Michael, arriva anche a noi, Dal punto di vista tecnico niente da eccepire anche perché i film che concedono spazio prevalentemente alla sceneggiatura e ai personaggi, utilizzano una regia e un montaggio essenziali, proprio in favore di una più semplice lettura della storia. Nonostante questo ci sono comunque degli apprezzabili movimenti di carrello, che concedono allo spettatore una buona prospettiva e che grazie alla loro incredibile stabilità rendono ancora più facile la visione della sequenza. Pur apprezzando la notevole carica emotiva di “Estraneo a bordo”, capace di suscitare forte emozione nello spettatore, non si possono non constatare alcuni passaggi inverosimili della storia. In primis proprio la presenza del clandestino a bordo dell’astronave, letteralmente “piovuto dal cielo” è un espediente che, richiede una bella sospensione dell’incredulità. Michael è il fattore imponderabile, il cui ruolo è suscitare nei tre scienziati, un esame di coscienza, a stimolare una riflessione, in sostanza a rimettersi in discussione, a vedere quanto della loro anima sono disposti a cedere, un vero e proprio banco di prova  morale. Ci sono dunque passaggi coinvolgenti e ben scritti, ma la trama si muove su binari prevedibili, mancando di veri guizzi narrativi. Anche con questi limiti "Estraneo a bordo "risulta un prodotto più che godibile e riuscito, una vicenda umana che viene ben rappresentata, un dramma esistenziale dalle meccaniche semplici, ma avvincenti, che ci insegna come anche a milioni di chilometri dalla terra, nulla conti più della nostra umanità.

 

 

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