Regia di Adrian Buitenhuis vedi scheda film
Documentario su Sam Kinison, comico americano che nel corso della sua breve carriera - morì ad appena 38 anni, in un incidente stradale, nel 1992 - rivoluzionò il modo di fare stand up comedy con un approccio spesso eccessivo, senza filtri sia negli argomenti trattati che nell'atteggiamento tenuto nei confronti del pubblico.
Tutti i ritratti degli artisti (specie se defunti) da parte dei colleghi sono piuttosto simili: lodi sperticate, attribuzioni di meriti perfino eccessivi, idealizzazioni verbali a non finire; per quanto riguarda Sam Kinison, attore e stand up comedian americano morto in un incidente d'auto nel 1992, ad appena 38 anni, va detto che gli enormi meriti riconosciutigli dagli altri comici e da chi l'ha conosciuto davvero sono in larga parte reali e incontestabili. Cresciuto in una famiglia religiosa, Kinison ebbe modo di sperimentarsi come predicatore in chiesa fin da giovanissimo, sviluppando una particolare attrazione – ricambiata – nei confronti del pubblico; l'inevitabile reazione fu quella di allontanarsi il più possibile dall'influenza parentale e convertire quell'energia e quel talento per l'arte oratoria in una carriera sul palcoscenico, con monologhi di un'intensità mai vista prima e sfuriate politicamente scorrette molto spesso critiche nei confronti della religione. Il principale tratto caratteristico di Kinison erano le urla, tanto per capirci, al pari dell'abbigliamento stravagante che consisteva essenzialmente in un impermeabile (o in un cappotto vistoso di qualche tipo) e un basco perennemente sulla testa, negli ultimi tempi sostituito da una bandana; in questo lavoro abbiamo modo di rivedere qualche passaggio delle sue esibizioni, dagli esordi fino alla celebrità. Per raccontare la loro su Kinison vengono quindi intervistati, tra i tanti, Corey Feldman, Bill Burr, Jay Leno, Ted Nugent, Charlie Sheen e Ron Jeremy. 6/10.
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