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Pane e cioccolata

Regia di Franco Brusati vedi scheda film

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La recensione su Pane e cioccolata

di champagne1
8 stelle

Dopo 3 anni di lavoro in prova, Nino attende di essere regolarmente assunto nel ristorante dove lavora per ottenere la possibilità di un permesso di soggiorno a lungo termine in Svizzera. Ma proprio quando sta per scattare la fatidica decisione, viene denunciato per oltraggio al pubblico pudore (orina su un muro davanti a passanti che lo immortalano in una foto). Espulso dal Paese, Nino decide di restarvi in clandestinità per continuare a lavorare e mettere da parte i necessari risprami che gli consentirebbero di tornare a casa senza la sensazione di sconfitta …

 

 

Film del 1973, scritto e diretto da Franco Brusati, è meritatamente il vincitore di una dozzina di premi, tra cui il David europeo. Opera incentrata su uno dei problemi più noti e preoccupanti del momento, quello dell'immigrazione dai Paesi del Sud (che allora erano l’Italia, la Spagna, la Grecia) verso i Paesi del Nord Europa, affrontata in maniera, a tratti patetica a volte grottesca, con il tema dell’abbandono dei luoghi e della cultura natii, ma anche fortemente incentrato sulla ipocrisia dei Paesi ospitanti.

Infatti se da un lato la società Svizzera ha delle severe norme contro l’immigrazione povera (tutt’altra cosa per i faccendieri italiani che scappano dalla penisola per evadere le tasse o scampare a delle condanne), dall’altra è assolutamente in grado di assorbire la manovalanza clandestina per i lavori più abietti, come si accorge Nino nelle baraccopoli costruite intorno alle sedi della industria mineraria o nell’agricoltura, dove gli esseri umani vengono derubricati al livello di polli da batteria.

L’elemento riflessivo che il protagonista sviluppa durante le sue sfortunate vicende è che gli italiani e la loro cultura sono di per sé inferiori ai popoli nordici e pertanto l’unica forma di riscatto consiste nel diventare uguali (anche nell’aspetto) agli abitanti del Paese “ospitante”.

E in questo modo Brusati va a sottolineare col suo modo disincantato e pessimistico l’impossibilità di arrivare a una vera rivoluzione socio-economica, stanti gli attuali rapporti di forza, con una capacità profetica che ancora oggi – con protagonisti differenti e più moderni – risulta ancora fortemente attendibile.

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