Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film
Massimo è uno stimato e facoltoso dentista, eppure…
…ha una moglie bellissima, eppure…
…due figlie stupende, eppure…
…una villa immersa nel verde, eppure…
…eppure è infelice, di un’infelicità insoddisfatta, composta da desideri realizzati ma forse mai veramente sognati e così, un giorno, il destino gli presenta il conto, il salatissimo conto che la sua insofferente ingordigia ha accumulato in tutti questi anni.
Qual è quel sottile filo che divide la depressione dalla follia? Ma esiste davvero quel sottile filo oppure la follia altro non è che la conseguenza di una solitudine ancorata e malata, di un regresso umano che conduce all’alienazione? Sembrano essere proprio questi due cardini attorno ai quali ruota l’emblematica e affascinante sceneggiatura dell’ultimo film dei Fratelli d’Innocenzo.
Ambientato nella parte più a sud di Roma, Latina, terra di confine costituita da suoli aridi, posti in disuso, calma apparente che invece è caos mentale, ispirato dai thriller e dai noir di altri tempi, America Latina è un film esteticamente impeccabile, dai toni marcati, dai colori decisi (vedi il colore del villino e quello dei suoi interni) dagli indizi sparsi ovunque che lentamente si impossessano della mente dello spettatore e sembrano condurlo alla stessa follia del protagonista con cui si finisce per dubitare di tutto ciò che invece è talmente limpido da essere inesistente.
Le ombre si alternano alla forte luce, a bagliori di luce che contrastano con la fioca luce della piscina in disuso; il rosso e il celeste, predominanti di giorno lasciano spazio al blu e al grigio della sera, mal illuminata da lampioni stradali o totalmente rischiata dai fari di un’auto che insegue la verità.
Non poteva esserci scelta migliore di Elio Germano, catarsi perfetta di Massimo, che già nel nome sembra voler dichiarare ciò che pretende dalla vita; dilaniato da un malato rapporto con il padre assente e sfruttatore, si trincera nella sua villa e nella sua nuova famiglia per essiccare i dolori del passato. Germano è impeccabile, folle, paranoico, debole, psicopatico, introverso e bugiardo come nessun altro poteva essere.
Favolacce resta ancora dei loro film il mio preferito, ma America Latina, che sembra voler nazionalizzare il tanto rincorso sogno americano, sembra voler dimostrare (sembra ne abbiano ancora bisogno) che ai Fratelli d’Innocenzo il cinema piace così tanto che hanno deciso di reinventare un genere, di manomettere le regole dei thriller, mescolandole con quelle del noir per creare uno stile unico, inimitabile.
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