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America Latina

Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su America Latina

di axe
6 stelle

Massimo Sisti è un uomo di mezza età; divide la sua vita tra un tranquillo lavoro di dentista e la famiglia, insieme alla quale vive in una sontuosa villa situata nelle campagne della provincia di Latina. Un giorno scopre, casualmente, la presenza di una ragazzina, legata ed imbavagliata, nella cantina della sua abitazione. L'uomo non la libera, anche perchè la giovane si mostra molto aggressiva nei suoi confronti; si domanda chi ella sia e come è finita nel locale. La memoria non lo aiuta; ritiene che l'abuso di alcolici e la continua assunzione di farmaci gli impediscano di ricordare. Avvia, dunque, un'improbabile indagine tra i familiari e le poche persone di sua stretta conoscenza, al fine di svelare il mistero. Ma quanto, di ciò che vede, in realtà, esiste ? Terzo film diretto dai fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, giovanissimi registi romani giunti alla notorietà con l'apprezzato "La Terra Dell'Abbastanza", seguito dal più discusso "Favolacce", del quale "America Latina" trae spunti per la definizione dell'ambientazione e la trattazione di alcune tematiche. In "Favolacce", l'alienazione dei personaggi si sviluppa in una contrada dell'estrema periferia romana, probabilmente progettata con l'intento di dar vita ad un quartiere modello ma diventata, in virtù dell'isolamento, incubatrice di ossessioni e follìa; nell'opera successiva, il protagonista sviluppa le sue psicopatie immerso in una solitudine quasi totale. Vive in un villa solitaria, persa da qualche parte nella pianura dell'Agro Pontino; gode della compagnia di un unico amico, con il quale condivide qualche serata di bevute; ha un brutto rapporto con il padre, gravemente malato; non trova soddisfazione nel lavoro, di estrema routine, nonostante gli garantisca benessere economico. Su queste poche fondamenta, reali, la mente dell'uomo costruisce un castello di follìa ed allucinazioni, i cui elementi sono svelati allo spettatore con gradualità, così come giungono alle facoltà percettive del protagonista. Egli vede e s'interroga circa le conseguenze della sua pazzìa, che noi comprendiamo molto rapidamente essere tale, poichè il comportamento dell'uomo è fuori logica. Scoperta l'esistenza della giovanissima prigioniera, non la libera. Come è possibile conciliare la sua presenza con quella di una moglie e due figlie, sotto lo stesso tetto ? Per una buona durata del film, seguiamo Massimo nella sua ricerca della verità, ed incidentalmente, vediamo quale vita conduce, comprendendone l'isolamento e la mancanza di prospettive. Lo spettatore giunge, infine, ad intuire che non tutto ciò che Maassimo veda sia reale; ciò è confermato dall'epilogo, che lascia comunque senza spiegazione alcuni dettagli. Massimo è ben interpretato da Elio Germano, il quale dà ulteriore conferma della sua versatilità. Il ritmo del film non è sostenuto; la fotografia predigilige colori cupi; i dialoghi sono ridotti all'osso. La tensione, inizialmente, è molto alta; successivamente, scende, in linea con le intuizioni dello spettatore. Impossibile non cogliere, nella prima parte del racconto, riferimenti a "Memento" di Christopher Nolan. Non mi è dispiaciuto il film, benchè, come è stato per "Favolacce", abbia rilevato una certa incompiutezza. Non è chiaro da cosa nasca la follìa di Massimo. Sono generati dai connotati del luogo, come sembra suggerire il titolo del film ? Dai trascorsi di vita del protagonista ? Da una predisposizione "naturale" ? Da una interdipendenza dai tre elementi ? La regìa non dà spiegazioni, lasciando la valutazione allo spettatore ... e la questione aperta. Discreta opera, di cui ho apprezzato l'originale scelta - ben sostenuta dalle scelte di sceneggiatura - di offrire allo spettatore il punto di vista del protagonista; di meno la "sospensione" di un'analisi del personaggio in rapporto al contesto sociale cui appartiene, che sarebbe stata molto interessante.

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