Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film
La Scuola Catodica.
Dopo tre opere si può delineare un percorso - tanto casuale quanto causale - nel cinema dei fratelli D’Innocenzo: una freccia che, pur abitando sempre gli stessi territori geoculturali, traccia un itinerario di mutamento continuo, ma senza sbalzi, dei generi, con un distanziamento progressivo dal punto di partenza costituito dall’iper-neo-realismo di “la Terra dell’Abbastanza”, passando per il dramma grottesco di “Favolacce” e approdando allo psycho(logical)-thriller di questo “America Latina”, ch’è senz’altro il loro lavoro meno riuscito e meno necessario, una sorta di variazione sul "tema" InCel (che rende per sua natura impossibile uxoricidio e figlicidio, per lo meno nell'ambito del proprio non-nucleo capo-famigliare) accodantesi (la derivazione è un loro marchio di fabbrica: qui, l'ingombro è Lanthimos) allo splendido “I’m Thinking of Ending Things” (letteralmente “citato”, di sponda, verso il termine della pellicola: “Basta… Finisce così… Basta…”) e avente dalla sua, primariamente, e qui tornano prepotentemente in gioco le loro radici fotografiche, gli splendidi titoli di testa, giusto un paio minuti “wendersiani”…
[impressionante poi, per tutto il resto del film, la palette cromatica gestita da Paolo Carnera (Ferie d’Agosto, l’Anima Gemella, Galantuomini, ACAB, Leonora Addio), da sempre sodale collaboratore dei due registi e sceneggiatori, mentre di Walter Fasano (Padroni di Casa, Chiamami col Tuo Nome, Petra) è il montaggio]
…accompagnati dalla “Lullaby” al pianoforte di Stefano Cucci (il resto dell’eccellente colonna sonora invece è composta dai Verdena) che rimandano anche al Padania Classics, l’Atlante dei Classici Padani di Filippo Minelli (degno del “Better Call Saul” più topograficamente ispirato), spostato in zona America AgroPontina / Sabaudo-Latina, ma, per contro, l’errore più marchiano avviene proprio subito dopo
[quand’al contempo, però, la reazione di Elio Germano (che poi si trasformerà verso il finale, per un breve attimo di semovente silhoulette, in un epigono figurativo del Conte Orlok di Max Schreck nel Nosferatu di F.W.Murnau) alla “scoperta” dell’ospite nel seminterrato brutalista risulta essere il momento migliore - uno “jump-scare fuoricampo d’autore” - di tutto il girato, col resto del cast che licenzia un’ottima prova collettiva, da Maurizio Lastrico (sterminata carriera teatrale e cabarettistica, più “la Felicità è un Sistema Complesso” e “Tutto Può Succedere”) e - nonostante il ruolo “sacrificato” - Sara Ciocca (il Miracolo, la Dea Fortuna, Tutti per Uno, Uno per Tutti, Anna), passando per Astrid Casali, Filippo Dini, Carlotta Gamba, la più giovane Federica Pala, coetanea della controparte nello scantinato, con una menzione particolare per il magnifico cameo di un rivoltante Massimo Wertmüller; viceversa, risulta assai respingente in ogni senso il voice over finale - colpa degli autori, non del doppiatore - aggiunto dopo alcuni test screening per venire incontro alle ridotte capacità mentali dello spettatore medio],
ovvero con la vera e propria assenza del fisico-cerebrale fattore scatenante il cortocircuito che porta alla mentale comparsa, così, di punto in bianco, inspiegata, dell’innesco dell’intera risoluzione della vicenda -[perché l’opera terza dei fratelli D’Innocenzo, prodotta da Lorenzo Mieli di the Apartment (Fremantle), distribuita da Vision (Sky) e dedicata alla memoria di Valentina Pedicini, questo è: la descrizione/rappresentazione di un processo di automedicazione psichiatrica]-, mettendo in scena, in medias res, l’auto-diagnosi inconscia saltando l’anamnesi e venendo infine a patti con la prognosi.
* * * (¼) - 6.25
Note.
Agro-Pontino ↔ Pianura Padana.
- http://www.filippominelli.com/project/padania-classics/
- http://www.krisispublishing.com/prodotto/atlante-classici-padani/
- https://www.domusweb.it/it/recensioni/2015/07/31/atlante_dei_classici_padani_.html
- https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-2/2017/05/15/tour-disastro-pianura-padana
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