Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: AMERICA LATINA
Saranno anche inquietanti, saranno anche antipatici, saranno anche spocchiosi ma di certo ai Fratelli D’Innocenzo non manca personalità e coraggio.
Perché questo America Latina spiazza, è il film che non ti aspetti dopo i due precedenti.
Ma forse è proprio il loro percorso autorale, il loro metodo perché anche Favolacce fu straniante e spiazzante rispetto a La Terra dell’Abbastanza.
Fin dalla prima scena dove i titoli di testa vanno al contrario e si incastrano nelle immagini che ci descrivono in anteprima che cosa è Latina, mi sono detto “Ma quanto cazzo se la tirano i gemellini”. E questo pensiero mi ha accompagnato per tutti i 90 minuti del film che ho vissuto come un lungo (o breve dipende dai punti di vista) esercizio di stile registico.
Però uscendo dal cinema, con ancora in testa la colonna sonora dei Verdena , mi sono detto “Ma quanto cazzo sono bravi i gemellini”.
Protagonista è Massimo un dentista che vive in una Latina Americanizzata che ricorda quegli Stati paludosi della Louisiana dove si nascondono tanti misteri e drammi familiari. Massimo ha tutto che quello che un uomo realizzato può avere.
Un lavoro avviato e molto professionale, una famiglia perfetta con una moglie di una bellezza quasi asettica e due figlie uscite direttamente dalle Vergini Suicide di Sofia Coppola, un migliore amico con cui ubriacarsi e confidarsi e soprattutto una villa asimmetrica immersa nel nulla dell’Agro Pontino.
Ma una sera, inaspettatamente, dopo aver trascorso una piacevolissima serata con la sua meravigliosa famiglia Massimo scopre che nella cantina di casa sua c’è una ragazzina incatenata che ricorda uno dei protagonisti di Saw l’enigmista.
Chi è? Come ci è finita in casa sua? Come dirlo alla moglie? Ma soprattutto è vero quello che vede?
A questo punto i Fratelli D’Innocenzo chi conducono nel viaggio psichedelico dento la psiche del protagonista. Un Elio Germano “Spaventoso” sia in bravura attoriale che identificazione nel personaggio.
Una discesa all’inferno con tanti colori accesi. C’è tanto Rosso, C’è tanto verde. E il delirio del Protagonista cambia a seconda dell’elemento cromatico che emerge.
La Regia è ferma, decisa. Segue Elio Germano passo passo, gli sta addosso, vediamo ogni cm della sua pelata. Sentiamo ogni respiro e assaporiamo ogni sua lacrima.
È un film sulle fragilità e le debolezze dell’uomo italiano d’oggi, quello che senza un motivo apparente preso dalla paura dell’abbandono e della solitudine può uccidere gli affetti più cari.
Quegli uomini che leggiamo nelle cronache dei giornali, quegli uomini che sono dietro ai mostri.
America Latina è un film che ci prende subito e ci catapulta dentro lo stato d’animo del protagonista, dentro a quello stato d’angoscia che lo attanaglia e piano piano ci manca l’aria rimanendo travolti dall’acqua che è elemento che caratterizza tutto il film.
Purtroppo, a fare acqua è anche la sceneggiatura, ed è un vero peccato perché la mancanza di una struttura narrativa forte e coerente non permette ad America Latina di raggiungere le vette di Favolacce.
Sia ben chiaro che comunque stiamo parlando di un gran bel film dove i registi dimostrano di avere i controcazzi, dove ogni inquadratura è un dipinto e usano il virtuosismo del virtuoso Elio Germano a loro piacimento portandolo a vette di delirio estremo. Delle volte mi sembrava di vedere Nosferatu altre il Colonnello Kurtz.
Dopo averlo metabolizzato, dopo averci dormito sopra decido di dargli 8 col rimpianto di cosa sarebbe stato America Latina con un po’ più di storia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta