Scova la citazione ed il rimando, magari per un giro in giostra il giochetto farà felice in molti tra nerd e spettatori comuni, ma a più visioni la durata di oltre due ore e mezza, si farà sentire, per via dei numerosi scompensi in fase di montaggio, nonchè dall'amalgama di tono per niente riuscito tra i personaggi degli altri universi che interagiscono con questo della Disney/Marvel, su tutti ad esempio il Dr. Octopus che perde tutta la propria titanica tragicità per vedersi ridotto a coglione che subisce battute tutto il tempo, ma tanto lontano non và neanche il decantato Goblin di Williem Dafoe, che perde ogni equilibro calibrato nella recitazione che aveva conferito al suo Norman Osborn, per darsi a faccette e smorfie accentuati fastidiose a vedersi, mentre gli altri cattivi sono puro contorno, con l'aggravante di vedere un regresso pretestuoso nella caratterizzazione di Sandman.
Spider-man : No Way Home, procede nella narrazione per scene slegate tra loro, di autonomia massima di 20-30 minuti, dove finito un macro-rimando citazionista, ne comincia subito un altro, senza pause nè concessione di respiro, così alla lunga il giochino diventa tedioso, tanto che l'apparizione dei due precedenti Spider-Man avviene in modo anti-climatico, come se fosse uno sketch del SNL (con tanto di personaggi in posa fissa al momento del loro ingresso fermi fissi in modo innaturale per qualche secondo, beccandosi l'applauso o l'ovazione da stadio); se Andrew Garfield sembra crederci di più rubando la scena ai colleghi, Tobey Maguire i suoi 46 anni se li porta tutti nel viso (tanti mezzi piani per lui tra l'altro), pur mantenendo sempre l'aura da bravo ragazzo che aiuterebbe volentieri la vecchietta ignorata da tutto e tutti ad attraversare la strada, almeno abbiamo un qualcosa rispetto all'ameba di Tom Holland. La mano della Disney però si sente appieno, vista la sua pretesa di imporre in modo reazionario-fascista i propri valori di "cura", se i tre personaggi principali hanno nel proprio vissuto degli eventi tragici che ne giustificano ciò (tranne Holland, il cui percorso è demandato alle altre incarnazioni del personaggio), poco senso ha per i cattivi, i quali prima di essere spediti a casa propria, secondo tale concetto devono essere curati anche loro, imponendo una sorta di TSO obbligatorio a cui costoro devono sottostare per le decisioni di zia May (Marisa Tomei) e di suo nipote, al contrario del Dr. Strange (da qui altro scontro pretestuoso); ma la cura di cui avrebbero bisogno tali nemici, non si può ricondurre al mero superpotere che hanno, ma alle loro turbe mentali, che l'uso di essi ha solo accentuato, da qui la stupidità di un Max, privo di elettricità, redento e "curato" perfettamente, quando in realtà manifestava dei problemi già prima della propria trasformazione, senza contare Sandman, i cui poteri in realtà nulla hanno alterato della sua psiche, nonchè Dr. Octopus che alla fine (ennesimo rimando, ma molto inferiore), diventa un eroe qui, de-privando, il percorso che il personaggio aveva compiuto in Spider-man 2 (2004), in cui era riuscito a salvare la città, prendendo il controllo sulle proprie braccia con uno sforzo di volontà sovra-umano; in pratica la Disney riconduce il problema interno (devianze mentali) a cause esterne (super-poteri), con tesi inaccettabili.
In tutto questo marasma abbiamo alla fine lo Spider-Man di Tom Holland quindi, ma ci si è arrivati sfruttando i film precedenti (su tutti il destino di zia May che poggia quel poco di phatos, sui rimandi al primo Spider-Man di Raimi), bistrattati e rinnegati da certi spettatori, non di certo per la propria capacità di camminare sulle proprie gambe, tanto che azzardando una lettura meta-filmica visto che si parla di multiverso e quindi è doverosa farla, il finale è terrificante nel suo porsi come non crescita nei confronti dello spettatore, poichè siamo tornati allo status quo di 20 anni orsono, come se appunto quasi due decenni non fossero per nulla trascorsi, trattando così gli spettatori over-trenta come se fossero degli eterni bambini da mantenere nella culla, dandogli il prodotto preconfezionato che secondo i produttori vorrebbero, rinunciando a sviluppare qualsiasi strada nuova, il che rende tale operazione un'inquietante lavaggio di massa del cervello, nonchè una prospettiva di futuro del cinema basato esclusivamente sull'attrazione evento del momento, a discapito di qualsiasi stratificazione, che possa farlo godere ed assaporare anche nel corso del tempo, ma questo sembra il futuro della sala (critiche sperticate, incassi record in appena tre giorni e 9.1 su IMDB parlano chiaro) a scapito del vero cinema destinato a soccombere senza pietà innanzi a tale potenza, per poi morire del tutto, smettendo totalmente di produrne e non si vede modo su come invertire tale tendenza.
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