Regia di David Lowery vedi scheda film
La fame di remake non risparmia nessuno. Tutto fa brodo, con la chiara, prevalente ed evidente finalità di soggiornare in un porto sicuro, di garantirsi una cassa di risonanza che possa saziare quella (gran) parte del pubblico, sicuramente dominante in fatto di numeri, che preferisce imbattersi in prodotti – sulla carta – affidabili, in qualche modo già conosciuti e di conseguenza reputati commestibili.
Certo, parlando di soggetti originali, c’è chi se la passa meglio e chi, invece, non può fare a meno di far sentire a tutti il proprio grido di dolore, chi subisce una volta sola e chi, al contrario, viene ripetutamente chiamato in causa.
Senza alcuna ombra di dubbio, a quest’ultima categoria appartiene il testo teatrale Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere di J. M. Barrie, rappresentato per la prima volta nel lontano 1904 e tramutato in romanzo nel 1911. Noto per la versione animata Le avventure di Peter Pan del 1953, è stato più volte ripreso nelle ultime decadi, tra opere dal notevole appeal commerciale, come Hook – Capitan Uncino diretto da uno Steven Spielberg non al massimo della forma ma contestualmente sorretto dalle interpretazioni - galvanizzanti e accentuate - di due assi pigliatutto quali sono stati Robin Williams e Dustin Hoffman, film completamente rimossi qual è Peter Pan di P. J. Hogan, e autentici sfaceli – sotto ogni punto di vista - come il più recente Pan – Viaggio sull’isola che non c’è di Joe Wright.
Venendo a noi, Peter Pan & Wendy, che per coerenza con l’impostazione adottata avrebbe dovuto rovesciare i soggetti nel titolo, nonostante le palpitanti dichiarazioni d’intenti di David Lowery, regista e coautore con Toby Halbrooks, con buona probabilità è destinato e rimanere incagliato in una posizione medio/bassa della virtuale classifica che annovera tutti i film ricavati dall’opera di J. M. Barrie.
In predicato di trasferirsi in collegio, dove completerà la sua maturazione propedeutica all’ingresso nell’età adulta, Wendy Darling (Ever Anderson – Black widow, Resident Evil: The final chapter) riceve la visita di Peter Pan (Alexander Molony – The reluctant Landlord), che la trascina, insieme ai suoi due fratellini, sull’Isola che non c’è.
Qui vivrà un’avventura che non dimenticherà mai, farà conoscenze che conserverà per sempre nel suo cuore, ma dovrà anche affrontare, al pari dei suoi compagni di viaggio, il temibile Capitan Uncino (Jude Law – Il talento di Mr. Ripley, Ritorno a Cold Mountain, Sherlock Holmes), un pirata disposto a qualsiasi azione pur di eliminare Peter Pan e ogni bambino che finisca sulla sua rotta.
Relegato direttamente sulla piattaforma Disney+, Peter Pan & Wendy è l’ennesima rivisitazione live action di un classico già affrontato e sviscerato parecchie volte e in tanti modi diversi, che vede l’apprezzato e duttile regista David Lowery (Storia di un fantasma, Old man & the gun) tornare a lavorare in casa Disney dopo l’esperienza – qualitativamente parlando sorprendente, meno soddisfacente per quanto concerne il risultato economico - de Il drago invisibile.
Al di là dell’entusiasmo partecipativo mostrato dal regista di Milwaukee, questa rivisitazione che adegua/modifica/annacqua una storia senza tempo perseguendo le istanze contemporanee di inclusività e parità di genere, con il consueto/inevitabile/sterile carrozzone di polemiche, paga pegno per gli inevitabili paragoni con i suoi predecessori e alterna annotazioni positive ad altre discutibili, per un amalgama contraddittorio.
Da una parte, si rimbocca le maniche e attacca subito bottone senza perdere tempo, cerca di acciuffare il vento in poppa con immediatezza e comprime in cento minuti parecchio materiale, sposta il punto di vista principale su Wendy e trae pieno profitto da un’eccezionale scelta di casting, poiché Ever Anderson, figlia di Paul W. S. Anderson e Milla Jovovich, la cui somiglianza con la madre è a dir poco impressionante, ha in dote uno sguardo che buca lo schermo, accompagnato da una personalità indubbiamente promettente.
Di contro, pur affrontando tutte le vicissitudini del caso e cercando di assegnare un senso compiuto alle varie dinamiche di un romanzo di formazione sui generis, Peter Pan & Wendy vorrebbe dire di più, e in qualche modo lo fa anche, ma poi finisce anche per perdere qualcosa per strada, ad esempio la figura di Peter Pan diventa di relativa importanza, un fattore negativo che può sacrosantamente lasciare perplessi.
Per il resto, la fotografia del montenegrino Bojan Bazelli (King of New York, The ring) è di mirabile compattezza e conferisce una cornice estetica sopra la media per un film commerciale, non mancano attrazioni da luna park, per quanto limitate (il famoso coccodrillo cambia forma/dimensione e nella parte finale si vola alto, in tutti i sensi), mentre Jude Law sguazza con genuino e fragrante piacere nel – per lui insolito – ruolo rozzo e maleodorante di Capitan Uncino.
Dunque, Peter Pan & Wendy è un family movie che si adegua di buon grado alle esigenze/richieste/volontà contemporanee e rammenta le sfide della crescita, con le paure che provocano forme di resistenza/ostruzione e postumi che si trascinano sine die, e vuole – giustamente, altrimenti non avrebbe avuto senso alcuno - metterci farina del suo sacco. Con la fantasia che rimane sempre il bene rifugio per eccellenza, rivalità che non muoiono mai e conti in sospeso che nessuno dei contendenti vuole realmente chiudere definitivamente, ma anche una sintesi con il fianco scoperto, dalla coperta corta.
Tra uno spirito propositivo e margini di azione delimitati, un’andatura trascinante e vuoti d’aria, responsabilità e sogni, striature efficaci e un’elaborazione a luci e ombre, cavalli di battaglia e variazioni, sfizi personali e intromissioni, un brioso senso dell’avventura e pulsioni scatenanti.
Sgusciante e contrastato, con un’esposizione gradevole e una costituzione gracile.
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