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Il declino dell'impero americano

Regia di Denys Arcand vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il declino dell'impero americano

di axe
6 stelle

Alcuni uomini, in una casa di campagna, fanno i preparativi per un weekend da trascorrere insieme a delle donne, rispettivamente moglie, compagna ed amiche. Esse, a loro volta, si allenano insieme, all'interno di un centro sportivo. A fine attività, raggiungono le altre persone all'interno della magione, per un fine settimana di svago e confronto. Tutti fanno parte, con vari ruoli, dell'ambiente accademico canadese. Non hanno alcun problema economico, hanno a disposizione i mezzi per soddisfare ogni loro bisogno intellettuale, eppure i loro dialoghi dimostrano un assoluto vuoto sentimentale. Un quadro desolante, quello che emerge dall'analisi del regista Denys Arcand. I suoi personaggi sono alla costante ricerca di piacere; un piacere primordiale, insito nel costante flirtare, ed una sessualità priva di vincoli. In ciò essi trovano un'effimera soddisfazione, e, soprattutto, un certo compiacimento. L'essere persone di cultura consente loro di comprendere, quanto meno, l'enorme distanza che separa le loro indole e natura dall'immagine pubblica, della quale sanno di non poter fare a meno. Le convenzioni legate ad essa, infatti, sono pienamente rispettate. Tramite frequenti flashback, con i quali la sceneggiatura ci mostra gli eventi raccontati dai personaggi, vediamo come essi siano sempre formali ed educati, ad esempio quando si chiede ad una prostituta di "concludere" il proprio lavoro, o durante contrattazioni per prestazioni sessuali. Falsità, ipocrisia, insoddisfazione, sono i connotati che segnano le vite dei personaggi, con un'estremizzazione tale da farli sembrare poco credibili. A questo proposito, ritengo di poter elevare una critica al regista, che manca l'obiettivo di realizzare un'analisi veritiera. Non perchè, immagino, non alberghi tale pochezza morale anche in persone "insospettabili" - intellettuali - bensì, perchè essi la ostentano con innaturale disinvoltura. Probabilmente, una narrazione in prima persona, in grado di evidenziare un contrasto tra intimità dell'anima e rappresentazione della stessa agli altri, avrebbe più giovato al realismo. Non è da escludere che la scelta di Arcand sia stata fatta con uno sguardo alla sceneggiatura, al fine di dare un po' di "sostanza" al film. La trama del racconto è assolutamente esile; la durata è occupata dai serratissimi dialoghi dei personaggi e dalle sequenze che ci mostrano le loro esperienze passate, il tutto in ambienti ridotti, la casa di campagna ed il centro sportivo. Un protagonista può essere individuato in Remy (Remy Girard), se non altro perchè ha avuto rapporti con quasi tutte le donne del gruppo, e pertanto è spesso al centro delle vicende raccontate. Ogni personaggio, comunque, è funzionale all'interesse del regista, che è quello di descrivere la decadenza della moderna società occidentale, enfatizzando la pochezza morale e l'edonismo sterile di quelli che dovrebbero essere i suoi migliori "prodotti", intellettuali inseriti in un contesto di promozione e diffusione della cultura. Il ritmo del film è lento. I dialoghi sono a tratti noiosi, almeno alle orecchie di un ampio pubblico, vertendo essi su temi puramente accademici; a tratti più brillanti. In queste fasi, la curiosità dello spettatore è quantomeno stimolata, dalla scabrosità degli argomenti. Ho visto questo film spinto da una particolare curiosità. Avevo scoperto che è il prequel di "Le Invasioni Barbariche", che vidi al cinema e di cui non ricordo altro se non la complessità e l'estrema tediosità; ma erano tempi in cui la mia capacità di comprensione era assai più limitata. Il giudizio è positivo, ma non è un'opera che mi sento di consigliare senza riserve. Pur prendendo una posizione ferma, il regista "abusa" del canone narrativo scelto, dando una connotazione grottesca al racconto.

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