Regia di Denys Arcand vedi scheda film
La prima volta che l’ho visto non sapevo nulla di Arcand e, dal titolo, mi aspettavo ingenuamente una specie di pamphlet politico. Ho avuto la sorpresa di vedere otto amici intellettuali e logorroici, quattro uomini e quattro donne (stesso schema di altri film che amo molto: Jonas che avrà vent’anni nel 2000, 1976, e Il grande freddo, 1983), tutti legati all’università di Montréal, che si ritrovano in una villa di campagna per il week-end e discutono di sesso, sesso, sesso, nella teoria e nella pratica. Nel primo tempo i due gruppi rimangono separati: gli uomini sono già arrivati alla villa e preparano la cena, le donne sono ancora in città e fanno palestra (curiosa inversione dei ruoli tradizionali). Così, in assenza di consorti e amanti, tutti parlano con la massima libertà: i loro ricordi vengono illustrati da numerosi flashback che a volte si contraddicono a vicenda, esponendo i diversi punti di vista maschile e femminile. Quando uomini e donne si ricongiungono (e arriva anche un gigolò ruspante, convocato da una di loro), i nodi cominciano a venire al pettine: tradimenti reciproci, ipocrisie, vecchi rancori; ma sempre in tono leggero, a volte anche frivolo, senza mai arrivare al dramma. Probabilmente Arcand voleva mostrare la confusione e lo sbandamento morale del mondo contemporaneo, ma il risultato è così divertente che non si fa caso al messaggio.
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