La recensione su Un gatto nel cervello

Un gatto nel cervello '1990 - Lucio Fulci.

Durante un periodo dove il cinema di genere era ormai ridotto alla gogna da diverso tempo, Lucio Fulci spesso era costretto a combattere contro case di produzione sempre più fallimentari, disponendo così di budget sempre più irrisori che ovviamente incidevano negativamente sul risultato finale dei suoi lavori. Dopo aver diretto La dolce casa degli orrori e La casa nel tempo due pellicole per la televisione appartenenenti alla serie Le case maledette prodotte dalla società di produzione Reteitalia, che comunque non furono mai trasmesse in TV uscendo direttamente per il mercato home video, Lucio Fulci decise quindi di partorire un idea decisamente folle e piuttosto originale, che si concretizzò nel metacinematografico Un gatto nel cervello.

Indubbiamente il fattore principale che rende interessante Un gatto nel cervello, è proprio la presenza al suo interno del "Poeta del macabro" Lucio Fulci nei panni nientepopodimeno che di se stesso. Le vicende narrano infatti di un Lucio Fulci tormentato da mostruose allucinazioni che minacciano di spingerlo verso la pazzia, all'interno di Un gatto nel cervello vediamo un Lucio Fulci venire letteralmente perseguitato da spaventose visioni, riguardanti proprio i truculenti omicidi presenti nei suoi stessi film.

Ci troviamo di fronte ad un prodotto dal budget irrisorio realizzato praticamente con niente, i mezzi a disposizione sono decisamente esigui per usare un eufemismo, per questo motivo le numerose scene dall'impronta decisamente splatter che lo spettatore segue sullo schermo, non sono state create appositamente durante la realizzazione di Un gatto nel cervello ma provengono in realtà da diverse pellicole della serie Lucio Fulci Presenta al tempo ancora inedite. Trattandosi di pellicole piuttosto mediocri gli effetti speciali molto spesso tendono a risultare piuttosto grezzi e raffazzonati, trattandosi inoltre di scene opportunamente rimontate lo spettatore assiste in diverse occasioni a campi-controcampi, dove si notano abbastanza chiaramente le ambientazioni di natura differente, in molti casi la sciatteria della messa in scena e l'assoluta mancanza di mezzi risultano piuttosto evidenti. Le pellicole da cui provengono le scene sono le seguenti: Quando alice ruppe lo specchio ed Il fantasma di Sodoma dirette dallo stesso Lucio Fulci, Non aver paura della zia Marta di Mario Bianchi, Luna di sangue di Enzo Milioni, Bloody Psyco di Leandro Lucchetti, Massacre di Andrea Bianchi.

Al di là della forma quella che và sicuramente salvata è l'idea, Un gatto nel cervello rappresenta la capacità di un regista di mettersi in gioco in un periodo particolarmente difficile per il cinema Italiano di genere, riuscendo comunque nell'intento di portare a casa una pellicola pur avendo pochissimi mezzi a propia disposizione. Un gatto nel cervello non è assolutamente un film adatto a chiunque, si tratta di qualcosa di completamente folle oltre che di un prodotto che strizza l'occhio principalmente agli estimatori del regista romano, che all'interno della pellicola troviamo ad interpretare se stesso davvero con tagliente autoironia. Si tratta di una delle pellicole più interessanti dell'ultimo periodo di attività di Lucio Fulci, una pellicola che in realtà andò anche piuttosto bene al cinema, sino a diventare con il tempo un piccolo cult tra i fans del regista (sopratutto all'estero). Sicuramente siamo di fronte ad un film che divertirà l'estimatore dello splatter vecchia maniera, ma che con molta probabilità risulterà non facilmente digeribile dall'amante dell'effetto speciale accurato, e della messa in scena minuziosa ad ogni costo.