Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
"E adesso ascoltami: tu farai tutto quello che io ti ordinerò. Quando sentirai questo suono, la tua mente ti farà vivere delle scene che crederai reali e a poco a poco la follia s'impadronirà di te. Penserai di aver commesso degli atroci delitti, ma in realtà sarò io a uccidere nei modi più orribili, proprio come avviene nei tuoi film. Creerò un mostro malvagio e tutti crederanno che sei tu, un mostro sanguinario e pazzo!"
Lucio Fulci veste i panni di se stesso, regista romano ormai oltre la sessantina ed acciaccato, eppure ancora autore di nicchia di film horror di serie B. Lucio ha un grosso problema: è ossessionato da visioni atroci e truculente, con tutta probabilità imputabili ad una condizione di forte stress lavorativo e personale; quasi per sfizio, decide di rivolgersi ad uno psichiatra, il dottor Egon Schwarz (David L. Thompson), giacché questi, fra l'altro, ha lo studio alla porta accanto alla residenza del regista. Pessima idea.
Se commentare un film di Fulci mi ha sovente messo in difficoltà, Un gatto nel cervello non fa eccezione; è doveroso porre l'accento su un fatto secondo me incontrovertibile: è un film di fattura orrenda, senza ombra di dubbio. E pensare che Fulci come attore protagonista se la cava anche discretamente! Però gli innumerevoli spezzoni di sue opere precedenti (di scarso pregio), oltre a non incastrarci un bel nulla con la trama del film, sono un continuo guazzabuglio di grossolane decapitazioni, squartamenti, cadaveri putrescenti alla rinfusa, che si susseguono senza sosta e con scarso senso del ritmo nel delirio onirico del protagonista.
È uno splatteraccio in guisa di collage, girato con due soldi recuperando discutibil(ment)e materiale di altri film sulla stessa falsariga, con attori mediocri, sceneggiatura insulsa, montaggio pessimo, che non spaventa e diverte anche pochino, con un finale che poteva essere davvero crudele e soddisfacente e che invece mi ha lasciato un pizzico interdetto all'ultimo secondo (so essere diverso il finale nella versione tedesca, a sua difesa).
Ma...c'è sempre un ma! L'idea di base è buona, ardita, intelligente: Fulci butta in campo tutto il suo coraggio, ci mette la faccia in tutti i sensi, pone parzialmente in discussione il suo ruolo di autore splatter negli ultimi anni di carriera ipotizzando e poi smentendo nettamente un'ipotetica nocività a livello nervoso di questo genere cinematografico, girando con molta autoironia, seppur in modo autoreferenziale e grezzo, e tratteggiando un'inquietante figura di psichiatra (categoria da lui mai troppo amata) completamente folle.
Un gatto nel cervello è stato uno degli ultimi film da lui diretti, ormai malato e ancora sottovalutato, se non proprio stroncato, in Italia dalla critica (mentre ad esempio in Francia era già apprezzato), alle prese ormai da anni con produzioni e budget miseri, i quali hanno inficiato non di poco le sue ultime opere. Qui, invece, abbiamo a che fare con un film sperimentale e simpatico quanto si vuole e, a maggior ragione, ho voluto rimarcare i pregi che questa "chicca" per appassionati dell'innovativo "regista-artigiano" porta con sé, anche se non tanto a livello realizzativo ma a livello concettuale. Volendo essere obiettivo e sincero, però, è veramente un brutto film. E mi dispiace. A volte è proprio vero che "chi ha pane non ha i denti e chi ha i denti non ha pane".
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