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The Vampire Spider

Regia di Gabriel Medina vedi scheda film

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La recensione su The Vampire Spider

di leporello
7 stelle

    Un ragazzo (Martín Piroyansky) viene morso da un "aragno" brutto e peloso di poco sopra l’altezza del polso (punto vitale per eccellenza); il ragazzo, schifato e terrorizzato, uccide l’aragno. Ma questi aveva già deposto le sue larve nelle vene di lui, e il ragazzo è dunque destinato a morte sicura; a meno che, (non si sa perchè) non venga morso di nuovo da un altro “aragno” uguale. Il giovane sale pertanto alla “Montagna Redentrice” con l’ausilio di una guida dall’animo e dalle abitudini non esattamente integerrimi (Jorge Sesán) per cercare la salvezza (propria, e a quanto pare non solo propria). Durante il percorso:  l'incontro con una ragazza bella e misteriosa (Ailín Salas), e l'ombra di suo padre (Alejandro Awada) che lo segue accompagnandolo in corpo e (forse anche) in spirito.

 

   Non  è così male questo film, per essere un horror sci-fi. Certo non brilla di argomenti (Alien, gli insetti velenosi e maledetti, i percorsi iniziatici e salvifici), però ha senz'altro alcuni spunti coraggiosi (primo fra tutti, anzi ultimo: una scena finale molto fuori dalle regole canoniche del cinema in genere e del genere di cinema in cui si inserisce, ed una colonna sonora intrigante di impatto per nulla immediato). E si avvale di una fotografia seria e non pretenziosa, dietro la quale non si rifugia e nasconde, ma con la quale cerca piuttosto di dimostrare "qualcosa" (difficile appassionarsi a quel "qualcosa", se non si è appassionati del genere horror metafisico); di un cast che si comporta più che egregiamente con tutti i suoi componenti (la scena del "delirium" della guida circondata da incubi focosi è di ottimo livello interpretativo), ed infine di alcuni snodi della sceneggiatura, intrecciati dalla figura paterna e dalla misteriosa ragazza (angelo? demone?) che compare lungo la via  illuminando di tenebra con i suoi occhioni eterodiretti il cammino di salvezza del protagonista, che tengono lo spettatore al giusto livello di pressione.

 

   Il lavoro dell'argentino Gabriel Medina mi sembra alla fine piuttosto intelligente, anche se per i miei gusti non proprio appassionante. Non è un giovanissimo, ma lo inserirei comunque tra quelli da tenere presente.

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