Regia di Laura Bispuri vedi scheda film
Una famiglia si riunisce per il compleanno della nonna. La nipotina però si porta dietro il suo pavone domestico.
Laura Bispuri che è reduce da Vergine giurata e Figlia mia - che pure davano spazio a singoli personaggi - firma un film corale con alcuni assi da 90 (Dominique Sanda, Maya Sansa, Alba Rohrwacher) che renderebbero la visione piacevole qualunque sia il risultato. E Bispuri, per fare evolvere la narrazione nel più ovvio dei modi, decide di prendere la strada estetica più difficile: non appena infatti gli equilibri e le ipocrisie prevedibilmente cedono e i rancori e i segreti cominciano a venire a galla, la regista romana impone un livello più astratto di recitazione, in cui i personaggi cominciano a declamare, a rivelarsi spontaneamente, a comportarsi in modo artefatto. Lo straniamento è tale che diventa evidente la volontarietà di quell’eccesso, anche se ci vuole veramente tanto tempo perché ci si possa abituare. E infatti dopo alcuni eventi perplimenti del pre-finale il finale conferma il regime di metafora, e i personaggi si dispongono in un luogo costiero disperso come in una recita.
Rimane sempre il problema evidente di una scrittura che sa in partenza di non sapere come si allude e quindi urla qualsiasi cosa, con ritmi piuttosto inopportuni; ma se si ha il fetish dei drammi da camera non si può uscire del tutto insoddisfatti.
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