Regia di Yvan Attal vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - FUORI CONCORSO Due ragazzi della buona borghesia si conoscono e vanno ad una festa.
Dopo aver bevuto, si appartano fuori in un parco poco distante. Si baciano, fanno sesso.
Il giorno dopo la ragazza sporge denuncia per stupro nei confronti del ragazzo.
La cosa che rende particolare questa torbida e incerta vicenda, è che i due sono rispettivamente i figli di due genitori separati che da alcuni mesi convivono assieme, conosciutisi proprio in quel giorno maledetto. Due fratellastri, dunque, le cui versioni contrastanti rendono tutto più imbarazzante, complesso, doloroso.
Si aggiunga che la madre del supposto violentatore è una famosa giornalista nota per la sua militanza a favore delle donne e dell'immigrazione, mentre il padre naturale un celebre scrittore ed opinionista tv.
Tratto dal romanzo di Karine Tuil, Kes choses humaines tratta un argomento scottante, sottoposto tuttavia ad una visuale odiosamente borghese che rende tutto più sfocato e sin avveniristico, come succede nelle fasi finali del processo ove vengono chiamati a deporre, chissà perché e a quale titolo, i genitori intellettuali del supposto violentatore, mentre nessun intervento è riservato agli altri due genitori, come peraltro sarebbe naturale che fosse, essendo inevitabilmente ognuno di essi schierato emotivamente dalla parte del proprio figlio, senza vieppiù poter fornire elementi utili alla soluzione del caso.
Dietro una direzione diligente ma senza guizzi di Yvan Attal, Les choses humaines scorre nella sua superficialità tutta clamori e dichiarazioni, senza fornirci motivi particolari per poterci rendere empatica la vicenda, né tantomeno utile il film.
Un film per molti versi "affare di famiglia", che coinvolge moglie (la Gainsbourg paladina dei poveri e dei derelitti, ma che non ci pensa un istante a difendere come una chioccia suo figlio incriminato) e il figlio (Ben) di Attal, un Pierre Arditi decisamente fuori età massima, ed uno stranito Mathieu Kassovitz.
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