Trama
Un giovane è accusato di aver violentato una ragazza. Ma chi sono i due? Lui è realmente colpevole o è innocente? C'è davvero una vittima o si tratta solo di un desiderio di vendetta, come afferma l'imputato? C'è solo una verità o esistono sfumature diverse che la meccanica spietata della macchina giudiziaria moderna sottovaluta?
Curiosità
TRE DOMANDE AL REGISTA
In che modo il romanzo di Karine Tuil, da cui il film è tratto, è arrivato nelle sue mani?
Era appena uscito. Mi interessava la scrittrice. Avevo già letto alcune delle sue cose e il soggetto mi intrigava: un giovane accusato di stupro il giorno dopo una festa. La storia mi ha travolto. Mi ha commosso l'imputato (in cui potevo riconoscere mio figlio) e mi ha commosso la vittima (in cui potevo invece riconoscere mia figlia). Mi sono totalmente identificato con i genitori dei due giovani coinvolti nella vicenda. Ho modificato la struttura della storia - in cui ci sono "lui", "lei" e il processo - in modo che il pubblico avesse il tempo di affezionarsi a loro. Io stesso, ad esempio, volevo sapere da dove venivano, chi erano, come ognuno di loro ricordava la sera prima del dramma, perché lei pensava che quello accaduto fosse uno stupro e lui invece un rapporto consensuale. L'argomento è contemporaneo, i personaggi complessi. E per la prima volta il libro mi ha permesso di allontanarmi dalla commedia e di tornare verso un genere che desse la possibilità di fare un film con elementi con cui non avevo mai lavorato prima: una stazione di polizia, un tribunale, una perquisizione domiciliare e così via.
Oltre al materiale offerto dal romanzo, ha effettuato qualche ricerca personale?
Mentre scrivevo il film, ho incontrato magistrati, giudici, agenti di polizia e avvocati per avvicinarmi il più possibile alle loro aree di competenza e al modo in cui vedono la loro professione. Il romanzo mi ha fornito del materiale drammatico favoloso ma avevo bisogno di immergermi nel sistema, nell'arena in cui ognuno si muove. L'aula di tribunale è ciò che più mi ha colpito, con il suo silenzio e con la tensione palpabile. Non è un teatro. Gli avvocati, ovviamente, a volte "si esibiscono" in maniera teatrale ma il loro obiettivo è quello di colpire in maniera dura e coinvolgente dal momento che la posta in gioco è alta. Ho assistito a un processo per stupro. Non c'erano dubbi sulla colpevolezza dell'uomo. Ci sono però ancora un essere umano al banco e uno dal lato delle vittime. Sono in gioco diverse vite e, nonostante le convinzioni, certezze ed emozioni, ne esci scosso. Leggere il romanzo non sarebbe stato sufficiente. Avevo bisogno di toccare con mano la realtà e di capire quanto tempo dedicare ai miei personaggi, senza indulgere in nulla di superfluo.
Quali sono state le sue priorità da regista?
Attenersi alla sceneggiatura, in primis. Quando scrivo una sceneggiatura, so già cosa si trasformerà in girato, cosa taglierò e cosa modificherò. Non mi piace riscrivere il film sul set o durante il montaggio. Un film è il risultato di una serie di scelte, dall'obiettivo all'inquadratura al ritmo, che fai in anticipo nella speranza che i risultati sperati si trasformino in realtà. Conservo, certo, una dose si flessibilità: se qualcosa appare sbagliata, la cambio. Con questo film sono stato molto fortunato: avevo scelto quasi tutte le location prima che ci fosse il lockdown. Ho poi avuto molto tempo per riflettere sui personaggi e, soprattutto, sul processo. E sui due formati da usare, uno per la festa (quadrato 1/33) e uno per il resto del film (il 16 mm). Volevo dare l'idea che, a differenza di ciò che avviene nell'aula di tribunale dove ognuno dà la sua versione, quella della festa fosse la realtà oggettiva.
Trailer
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Commenti (11) vedi tutti
Venti sfumature di zona grigia
leggi la recensione completa di LAMPURL’accusa diretto da Yves Attal film giudiziario di buon livello merita la visione e coinvolge emotivamente, come “Anatomia di una caduta”.
leggi la recensione completa di claudio1959Ottimo film che tratta l'accusa di stupro sotto un altro punto di vista. Bravi gli attori. La trama fa discutere, giustamente.
leggi la recensione completa di OsmantusFilm di Denuncia e ormai d'Attualità quotidiana (purtroppo ...) comunque soporifero e anche troooppo lungo.voto.4.
commento di chribio1Lungo e tedioso: non è lo stupro in sé che interessa al regista che si concentra invece molto di più sui sentimenti con cui è stato vissuto dall’uno e dall’altra quel rapporto sessuale (ammesso e non concesso che si sia davvero trattato di questo poichè nonostante il lunghissimo iter processuale il film non fornisce alcuna risposta definitiva).
commento di (spopola) 1726792Realistico e non lesina su particolari scabrosi che i giovani debbano narrare in pubblico. Mette a fuoco diverse problematiche come l'impossibilità di avere un'opinione oggettiva di un fatto simile. Esempio il padre di lui che lo difende ma alla domanda di cosa avrebbe fatto se fosse stata sua figlia risponde: lo uccido!
commento di bombo1non mi ha convinto completamente, mette lo spettatore nelle condizioni di ritenersi un membro della giuria, ma nel finale lo scavalca. Avrei preferito un finale diverso
commento di italomaNon mi ha convinto del tutto,mi sembra un'opera figlia dei nostri tempi dove prevale quel #MeToo che divide le opinioni...come i contenuti di questo processo....che invade piu' di meta' del film.
commento di ezioDopo una mezz'ora traballante e prolissa finalmente decolla
commento di gruvierazUna ragazza denuncia un amico di averla violentata. Il processo cerchera' di stabilire se c'e' stata oppure no violenza. Comunque due ore e tredici minuti di film, sono un po' troppi. Il finale non e' esplicito, ma lascia allo spettatore un 40% di incertezza su quello che e' veramente successo. voto 5
leggi la recensione completa di filmistaUrticante dunque riuscita dimostrazione su quanto nessuna pena possa ricondurre allo status precedente. Giustizia "oggettiva"? Disperata chimera. In dubio pro reo vs affirmanti incumbit probatio. La (giuris)prudenza non è mai troppa.
commento di Leo Maltin